Omen – L’origine del presagio: antefatto all’anticristo

Prima che una didascalia ci avvisi che ci troviamo nella Roma del 1971, è un prologo atto a tirare immediatamente in ballo il padre Brennan che, interpretato ne Il presagio di Richard Donner da Patrick Troughton, possiede i connotati di Ralph Ineson in questo Omen – L’origine del presagio, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 4 Aprile 2024.
Diretto dalla Arkasha Stevenson proveniente dai cortometraggi e dalle serie televisive, come il titolo lascia intuire si tratta di un prequel a quel capolavoro della celluloide demoniaca datato 1976 e che, già oggetto nel 2006 del remake Omen – Il presagio di John Moore, generò tra il 1978 e il 1991 i sequel La maledizione di Damien di Don Taylor (e Mike Hodges non accreditato), Conflitto finale di Graham Baker e Omen IV: Presagio infernale, concepito a quattro mani da Jorge Montesi e Dominique Othenin-Girard.
Un prequel, dunque, sfornato in un periodo storico sempre più povero di idee da portare sul grande schermo e che va ad aggiungersi all’infinito stuolo di prodotti atti a rimasticare soggetti decisamente originali che hanno contribuito alla storia della Settima arte; ma che, con gran sorpresa, a differenza di altre analoghe fallimentari operazioni contemporanee (si pensi solo a L’esorcista – Il credente di David Gordon Green), funziona e non lascia affatto delusi.
Perché, nel raccontare la vicenda della giovane americana Margaret alias Nell Tiger Free destinata a mettere in discussione la sua stessa fede quando viene inviata nella capitale italiana per iniziare una vita al servizio della Chiesa, la Stevenson si rivela capace di rispolverare quanto di buono c’era nel capostipite e di fornire situazioni del tutto nuove che sappiano conquistarsi il sempre meno smaliziato spettatore del XXI secolo.
Infatti, ricorrendo ai lenti ritmi di narrazione tipici della saga, da un lato rivisita in maniera accattivante la storica sequenza della donna impiccata alla finestra, dall’altro non risparmia efficacemente inaspettati colpi bassi, tra un corpo diviso in due parti e un piuttosto esplicito momento di parto.
Man mano che, con un cast comprendente, nel mucchio, Sonia Braga, Bill Nighy, Tawfeek Barhom e, in un piccolo ruolo, Charles Dance, lascia emergere anche un sottotesto anticlericale a suo modo affascinante nel tirare in ballo una cospirazione interessata, appunto, a far nascere l’incarnazione del male che abbiamo imparato a conoscere col nome di Damien.
Tanto che possiamo tranquillamente considerare Omen – L’origine del male come uno dei maggiormente riusciti tasselli del franchise, di sicuro superiore almeno ai sopra menzionati terzo e quarto.