Moonage daydream: rievocando il “Duca Bianco”

In un tripudio di immagini comprendenti Metropolis di Fritz Lang e il Tor Johnson dei trash cult firmati da Edward D. Wood Jr, è un evidente look da videoclip che, fin dai primissimi minuti di visione, tende a manifestare Moonage daydream, documentario incentrato sulla figura del David Robert Jones noto a tutti come David Bowie, nei cinema italiani dal 26 settembre 2022.
Il David Bowie che, scomparso nel 2016 e denominato anche “Duca Bianco”, rivediamo sia in interviste che in filmati di esibizioni live, intervallati da estratti provenienti da vecchi lungometraggi di fantascienza e da classici della Settima arte del calibro di Nosferatu, il vampiro di F.W. Murnau, Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e Un chien andalou di Luis Buñuel. Quando ad essere tirate in ballo non sono pellicole interpretate dallo stesso Bowie, che si tratti di Furyo di Nagisa Ôshima o Labyrinth – Dove tutto è possibile di Jim Henson.
Del resto, stiamo parlando di colui che rimane non solo una delle rock star mondiali più iconiche di tutti i tempi, ma anche una figura decisamente eclettica, capace di passare con disinvoltura dalla musica alla recitazione, fino alla pittura.
Colui che diceva di essersi costruito una corazza contro l’amore e che, oltre a ritenersi un buon osservatore della società, era convinto del fatto che una persona in stato di isolamento tende a creare un microcosmo dentro di sé, anziché guardare il mondo come una grande casa.
Colui per il quale l’arte era ricerca e che considerava un atto eroico il trarre entusiasmo e gioia dalla vita di tutti i giorni.
Colui del quale, ricorrendo ad un montaggio altamente frammentato, Brett Morgen – autore, tra l’altro, di Cobain: Montage of Heck – ripercorre diverse tappe della vita, dai ricordi dell’infanzia agli anni Novanta; passando per il decennio eighties di Let’s dance e Modern love.
Soltanto due dei successi inclusi nella prevedibilmente ricca colonna sonora, sfoggiante nel mucchio Life on Mars, Heroes, Changes, Space oddity, Starman e la cover beatlesiana Love me do.
Man mano che passiamo dal periodo di Ziggy Stardust alla relazione con la supermodella somala Iman, che nelle parole del buon David tinse di rosa la sua esistenza.
E non mancano neppure fotogrammi riguardanti i nostri Marcello Mastroianni e Pier Paolo Pasolini, la collaborazione con Brian Eno dei Devo e i discorsi relativi all’abbigliamento stravagante e alla bisessualità… facendo di Moonage daydream oltre due ore e dieci di riuscito, sentito omaggio da grande schermo ad un geniale artista del passato proiettato da sempre, però, nel futuro.