Noi, tre italiani

“Noi, tre italiani”, in scena al Teatro Mongiovino di Roma

La Prima Guerra Mondiale è il tema a cui si ispira “Noi, tre italiani”, l’opera teatrale di Massimo Simonini, tratta dall’omonimo romanzo da lui stesso scritto (Ed. Efesto). Lo spettacolo, prodotto dall’Associazione Culturale Sperimentiamo, con la regia di Nataliia Florenskaia, andrà in scena il 19 e 20 dicembre, ad ingresso gratuito presso il Teatro Mongiovino di Roma. Gli interpreti sono Angela Agresta, Mariagabriella Chinè, Marcello Cirillo, Daniela Conti, Fabio Fantozzi, Fabrizio Scuderi e Luigi Testoni. Maestro di combattimento Luca Ventura.
«Lo spettacolo è una conseguenza naturale della scrittura del romanzo», spiega Massimo Simonini. «Quando nel 2013 lo Stato Maggiore della Difesa mi propose una collaborazione per ideare un’opera sulla Prima Guerra Mondiale, accettai subito con entusiasmo. Sapevo che le persone, i giovani in particolare, avevano bisogno di conoscere storie nuove e soprattutto vere che parlassero di questo momento così significativo per il nostro Paese. Ed ecco che, appena nato il romanzo, ho ideato assieme all’Associazione Culturale Sperimentiamo, anche lo spettacolo, affinché potessi rivolgermi ad un pubblico sempre più ampio».
Noi, tre italianiL’opera proviene da una lunga tournèe di repliche in tutta Italia, dove l’autore ha incontrato e dialogato con diverse migliaia di studenti dal 2015 ad oggi, ma anche adulti. All’interno della rassegna “Due giorni per la Pace”, l’opera inaugura il Centenario della Pace (1918-2018) e offre al pubblico un’esperienza teatrale che parla di guerra, non solo dal punto di vista storico e militare, ma soprattutto da quello umano e spirituale. Tre giovani italiani realmente esistiti (un friulano, un abruzzese e un siciliano) portano in scena le loro storie e più in generale fotografano un’epoca fatta di povertà e scoperte; un’epoca trasformata dalla guerra in modo tragico e inatteso.
“Noi, tre italiani” è un’opera assolutamente unica per contenuti e forma alla quale il pubblico non può restare indifferente. Queste passioni rivivono sul palcoscenico per informare, formare e far crescere gli eredi di quella gioventù.  «La Prima Guerra Mondiale è stata per molti come una quarta guerra d’indipendenza – continua l’autore – non tanto sul piano politico, quanto su quello morale. L’Italia era un Paese senza un’identità precisa e, nella tragedia di una guerra senza senso, per la prima volta è stata coinvolta ogni cultura e strato sociale. Come un unico corpo, da Nord a Sud, rappresentato dall’Esercito Italiano. I ragazzi hanno bisogno di riscoprire il significato di quelle gesta per trovare ancora oggi esempi di coraggio, l’importanza del fare scelte “giuste” per la propria vita, il sapersi riconoscere italiani con orgoglio. Cento anni dopo possiamo, con maggiore maturità, riscoprire il significato di concetti quali “patria” o “bandiera” che i nostri antenati avevano ben chiari, pur nella loro semplicità e senza forme di revisionismo storico. I “tre italiani” sono esempi reali di quanto questi valori siano ancora necessari».
Ad alcuni verrebbe quasi spontaneo provare a individuare analogie e differenze tra i danni provocati da quella guerra con le ferite sociali della realtà odierna, a cento anni di distanza, magari proprio in riferimento alla crisi economica iniziata nel 2008. Secondo la riflessione di Massimo Simonini, la Prima Guerra Mondiale aveva lasciato «650’000 caduti italiani e un tipo di shock a livello culturale ed emotivo al quale non si era preparati. I “meccanismi di difesa” di un uomo degli anni 2000, che ha molteplici strumenti per poter capire, approfondire e valutare il presente, sono molto diversi da quelli di una famiglia degli anni ’20 che si trovava decimata nei suoi uomini e non aveva più le forze fisiche per potersi mantenere. Viceversa ritengo che una guerra, per quanto incomprensibile sia, ha sempre delle ragioni e degli schieramenti facili da conoscere e comprendere; una crisi economica, invece, risiede in ragioni molto più complesse e inspiegabili per i più. Forse in questo c’è la differente capacità di saper reagire ad una crisi: negli anni ’20 si sapeva da cosa ripartire, mentre negli anni 2000 l’incertezza del futuro ha giocato un ruolo più pesante».
Il progetto teatrale è vincitore dell’Avviso Pubblico “Un Teatro per la Comunità – Proposte culturali per il Municipio” e finanziato dal Municipio Roma VIII.
Gli spettacoli saranno introdotti dalla lettura in prima assoluta del racconto natalizio “La tregua di Natale”, con Gioele Rotini.
Il 20 dicembre alle ore 17:00, sempre presso il Teatro Mongiovino, avrà luogo “Ohana”, laboratorio musicale genitori-figli al quale possono partecipare tutte le famiglie.