Nelle sale cinematografiche italiane dal 24 Novembre 2022, Gli occhi del diavolo segna il ritorno per il regista originario di Amburgo Daniel Stamm al tema delle possessioni demoniache, considerando che nel 2010 si era occupato de L’ultimo esorcismo.
Però, se nel caso di quella non troppo riuscita operazione ci trovavamo dinanzi all’ennesimo found footage proto-The Blair witch project, qui abbiamo l’atipica scelta di raccontare gli esorcismi attraverso gli occhi di una figura femminile.
La Suor Ann interpretata da Jacqueline Byers, per la precisione, nella sua categoria prima a studiare e ad assistere al rituale scaccia-maligno dal momento in cui un professore percepisce in lei lo speciale dono in questione, in una delle scuole per futuri esorcisti riaperte segretamente dalla Chiesa Cattolica dopo che i rapporti del Vaticano hanno lasciato emergere come i casi di possessione demoniaca siano notevolmente aumentati.
Da qui, man mano che la donna intuisce che la sua anima e la sua stessa vita siano in grave pericolo poiché le forze malvagie che combatte si rivelano strettamente connesse con il suo passato, la oltre ora e mezza di visione si svolge quasi del tutto in interni.
E, con Virginia Madsen, Colin Salmon, Ben Cross e Christian Navarro rispettivamente calati nei panni della dottoressa Peters, di padre Quinn, del cardinale Matthews e di padre Dante, tra consueti jump scare ed effettistica digitale Gli occhi del diavolo non provvede altro che ad inanellare una sequela di situazioni atte ad impressionare e spaventare lo spettatore rispolverando un po’ tutti i cliché tipici del filone “diavolo e acqua santa” in fotogrammi.
Situazioni a cominciare da quella basata sull’inquietante incontro con un anziano paziente, prima che si passi alla consueta immagine della ragazzina che si arrampica velocemente sul muro come fosse un ragno e al classico corpo pronto a contorcersi.
Un campionario raccapricciante destinato ad includere anche bigattini che fuoriescono dalla pelle e una gravida cui si gonfia improvvisamente la pancia spingendo a pensare al peggio.
Al servizio di uno spettacolo inscenato con notevole senso del ritmo, tanto da far risultare Gli occhi del diavolo un piuttosto movimentato intrattenimento da brivido che va piacevolmente ad inserirsi in una branchia dell’horror da schermo (quella post-L’esorcista) solitamente basata, invece, su lunghe attese e lentezza di narrazione.
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