L’avvento dei social network ha rivoluzionato il modo in cui comunichiamo, interagiamo e percepiamo noi stessi e gli altri. In questo scenario digitale, la linea tra ciò che è considerato normale e trasgressivo si è assottigliata sempre più, dando vita a un nuovo e complesso rapporto con l’erotismo.
In un’epoca in cui l’attenzione è una risorsa scarsa, la trasgressione è diventata una strategia per emergere dalla massa e guadagnare visibilità. Un post provocatorio, un’immagine audace, un commento fuori dagli schemi: tutto ciò può generare like, commenti e condivisioni, alimentando il bisogno di sentirsi parte di una comunità e di essere riconosciuti.
Ma dietro questa apparente libertà di espressione si nascondono spesso dinamiche più ambigue. La ricerca della viralità spinge molti a superare i limiti, a mettere in scena performance sempre più estreme, a sfidare le convenzioni sociali. In questo contesto, l’erotismo diventa uno strumento di manipolazione, un modo per attirare l’attenzione e suscitare reazioni emotive forti.
Se da un lato i social network hanno offerto nuove possibilità di espressione e di liberazione sessuale, dall’altro hanno contribuito a mercificare il corpo e la sessualità. La diffusione di contenuti erotici sempre più espliciti ha normalizzato pratiche che un tempo erano considerate tabù, ma al tempo stesso ha creato una cultura dell’immagine in cui il corpo femminile, in particolare, viene spesso oggettivato e ridotto a un mero oggetto di desiderio.
I filtri, le app di editing fotografico e le pose studiate a tavolino hanno trasformato l’immagine del corpo in un prodotto da confezionare e vendere. La ricerca della perfezione estetica, alimentata dai canoni imposti dai social media, può generare insicurezza e dismorfofobia, soprattutto nelle giovani generazioni.
La trasgressione online, se da un lato può essere una forma di empowerment, dall’altro comporta numerosi rischi. Il cyberbullismo, il revenge porn, la diffusione di fake news e le molestie online sono solo alcune delle minacce che si nascondono dietro lo schermo.
Inoltre, l’esposizione eccessiva della propria vita privata sui social media può avere conseguenze negative sulla sfera relazionale e professionale. La reputazione digitale, una volta compromessa, è difficile da recuperare.
Un elemento fondamentale da considerare è il ruolo degli algoritmi dei social network. Questi sistemi complessi, progettati per mostrare agli utenti i contenuti che potrebbero interessarli maggiormente, finiscono per amplificare determinati tipi di contenuti, tra cui quelli più provocatori e trasgressivi. Questo meccanismo, se da un lato aumenta il coinvolgimento degli utenti, dall’altro può contribuire a creare una bolla di filtrato, in cui gli individui sono esposti a contenuti sempre più estremi e polarizzanti.
«I social network sono una potente lente d’ingrandimento che distorce la nostra percezione della realtà», precisa il sociologo Romolo Lamberti, che aggiunge: «La ricerca costante di approvazione e la competizione per la visibilità spingono molti a mettere in scena una versione idealizzata di sé, spesso a costo di sacrificare la propria autenticità. È fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza critica nei confronti dei contenuti che consumiamo online e imparare a distinguere tra ciò che è reale e ciò che è costruito ad arte».
La trasgressione e l’erotismo sui social network sono fenomeni complessi e multiformi. Se da un lato rappresentano una sfida alle convenzioni sociali e un’opportunità di espressione individuale, dall’altro pongono importanti questioni etiche e sociali.
È fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza dei rischi connessi all’uso dei social media e promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione. Solo in questo modo potremo sfruttare appieno le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, senza compromettere la nostra dignità e quella degli altri.
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