Wicked: il canto di Oz

La magia è solo il mero tentativo della mente di capacitarci dell’impossibile?
Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 21 Novembre 2024, prova a risponderci Wicked, che, basato sul bestseller di Gregory Maguire, porta sul grande schermo uno dei musical più longevi degli ultimi vent’anni.
Circa due ore e quaranta minuti di visione che rappresentano in realtà soltanto la prima parte di un dittico volto a raccontare la storia inedita delle streghe di Oz e la cui conclusione è prevista al cinema per il Novembre del 2025.
Una prima parte i cui principali personaggi femminili sono la Glinda interpretata dalla superstar mondiale – vincitrice di Grammy e pluripremiata con il disco di platino – Ariana Grande, giovane popolare ancora alla ricerca della sua vera essenza, e la Elphaba dai connotati di Cynthia Erivo, incompresa a causa della sua insolita pelle verde e ancora ignara del suo potere.
Figure femminili destinate ad incontrarsi come studentesse presso l’Università di Shiz, dove non avrebbero affatto sfigurato Harry Potter e compagni d’incantesimi e la cui preside è la Madame Morrible della vincitrice del premio Oscar Michelle Yeoh, decana degli studi di stregoneria.
E, ovviamente in mezzo ad abbondanza di coreografatissimi numeri musicali comprendenti anche uno che, con protagonista l’arrogante e spensierato principe Fiyero incarnato da Jonathan Bailey, sembra in un certo senso strizzare l’occhio a Grease, è in particolar modo sulla loro improbabile ma profonda amicizia che si costruisce la narrazione di Wicked; fin al momento in cui, incontrato il Meraviglioso mago di Oz dalle fattezze del grande Jeff Goldblum, Glinda viene sedotta dal potere mentre Elphaba rimane fedele a se stessa, ma con conseguenze inaspettate e scioccanti sul suo futuro.
Un incontro dopo cui l’insieme comincia a dare meno spazio a situazioni cantate per arrivare invece a sfiorare addirittura atmosfere horror, con tanto di ominidi guardie di smeraldo che sembrano quasi provenire dal franchise Il pianeta delle scimmie.
Perché, con inclusa nel mucchio anche la capra parlante dottor Dillamond, doppiata nella versione originale del lungometraggio dal Peter Dinklage della serie televisiva Il trono di spade, non è neppure l’animalismo ad essere dimenticato dai fotogrammi che costituiscono Wicked: sfarzosa produzione made in USA mirata chiaramente ad agglomerare in note musicali tutto il politically correct d’inizio terzo millennio, dall’antirazzismo alle diversità assortite, comprese la disabilità e l’omosessualità.
Produzione che, piaccia o no, Jon M. Chu – autore del secondo e terzo Step up e e di G.I. Joe – La vendetta – riesce comunque a gestire ottenendo una dinamicità tale da far risultare scorrevole il tutto nonostante la nient’affatto breve durata… nella sola attesa della seconda parte.