Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 14 Novembre 2024, Il gladiatore II è un titolo che non lascia spazio all’immaginazione: la tarda continuazione del kolossal datato 2000 che, diretto da Ridley Scott, si aggiudicò i premi Oscar per il miglior film, il miglior sonoro, i migliori costumi, i migliori effetti speciali e il miglior attore protagonista, andato a Russell Crowe nel ruolo che lo ha consegnato alla storia della Settima arte.
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Il Massimo Decimo Meridio che, come pure il Commodo cui concesse anima e corpo Joaquin Phoenix, non è presente in questo secondo lungometraggio ambientato vent’anni dopo la sua dipartita, con il Paul Mescal di Estranei calato nei panni del giovane Lucio, nipote di Marco Aurelio e figlio della Lucilla ancora una volta in possesso dei connotati di Connie Nielsen.
Il Lucio che, ridotto in schiavitù in seguito alla conquista della Numidia per mano delle centurie di Marco Acacio alias Pedro Pascal, ispirandosi proprio a Massimo Decimo Meridio decide di sfidare il potere dei tirannici imperatori Caracalla e Geta, ovvero Fred Hechinger e Joseph Quinn.
Man mano che, se dal primo film torna Derek Jacobi per incarnare nuovamente il senatore Gracco, al cast si aggiunge Denzel Washington nella parte di Macrinus, ex schiavo dagli ambiziosi obiettivi per il controllo di tutta Roma, nonché mentore per Lucio nell’arte del combattimento.
E, anche stavolta al timone di regia, Scott sembra divertirsi nell’inscenare quella che è una vicenda in costume a base di potere, intrighi e vendetta senza rinunciare ad elementi tipici dell’exploitation, come ha fatto in tempi recenti, tra l’altro, in Alien: Covenant.
Perché, se da un lato non manca di splatter e decapitazioni, dall’altro Il gladiatore II riserva assurdi momenti da b-movie come quello horror in cui vengono coinvolte delle scimmie o l’altro con navi e squali all’interno del Colosseo.
Situazioni che non avrebbero probabilmente sfigurato in una trashissima produzione fuori di testa della famigerata Asylum (responsabile della saga Sharknado, per intenderci), ma che, in ogni caso, contribuiscono a fornire le dosi di divertimento in quello che è chiaramente un sequel “alimentare”.
Un sequel che, da “Forza e onore” a “Ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità”, come c’era da aspettarsi non dimentica neppure di riproporre le frasi diventate tormentoni nel suo predecessore, dal quale riprende anche la costruzione narrativa a base di abbondanza di dialoghi intervallati dove necessario con qualche riuscita sequenza spettacolare.
Predecessore con cui è inutile effettuare paragoni considerando lo status di cult difficilmente raggiungibile conquistatosi in breve tempo… in quanto, al di là del fatto che Mescal non possieda un minimo del carisma di Crowe, solo approcciandosi alla visione de Il gladiatore II forniti di questo spirito sarà possibile apprezzarlo per ciò che effettivamente è: un blockbuster d’intrattenimento messo in piedi sul pretesto storico proprio come lo fu la pellicola del 2000. Non da bocciare.