Home Magazine Travel Tracce di Europa a Mauritius: dove trovarle e come riconoscerle

Tracce di Europa a Mauritius: dove trovarle e come riconoscerle

La sensazione di pace e armonia che solo Mauritius è in grado di offrire non si limita alla piacevolezza dei paesaggi tropicali, scintillanti e lussureggianti: è una sorta di status intrinseco alla vita sull’isola e ai suoi abitanti, che convivono pacificamente, armonizzando le loro differenze. Come nasce un luogo così? È una storia che ha origini molto antiche e che ha visto consolidarsi, nel corso dei secoli, il tessuto multiculturale dell’isola. Ripercorriamola insieme.

Dina Arobi: un’isola disabitata su cui approdarono arabi, malesi e portoghesi
Sebbene si consideri il XVI secolo, con l’approdo dei portoghesi, l’inizio “ufficiale” della storia dell’isola, si ritiene che Mauritius sia stata visitata già nel X secolo da marinai arabi e malesi: in alcune mappe risalenti al 1500 circa, viene infatti contrassegnata con il nome di origine araba “Dina Arobi”. In precedenza, l’isola era completamente disabitata.

Cirne, l’isola del dodo
La denominazione delle Isole Mascarene, di cui Mauritius fa parte, fu attribuita successivamente, nel 1528, in onore del navigatore portoghese Don Pedro Mascarenhas, che giunse a Mauritius nel 1512 (anche se non fu il primo ad arrivarvi). I portoghesi non si stabilirono in modo permanente a Mauritius, ma sulle loro mappe l’isola veniva indicata con il nome di ‘Cirne’ (cigno), probabilmente per via della curiosa e diffusa presenza del Dodo, un uccello autoctono, incapace di volare e che conobbe, suo malgrado, l’estinzione poco più di un secolo dopo l’arrivo dell’uomo.
Pur essendo scomparso, il dodo è una delle tracce da seguire per percorrere la storia dell’isola: un tempo disabitata, con l’approdo delle navi europee accolse anche predatori introdotti come gatti, ratti e scimmie che mangiavano uova e piccoli di dodo, causandone quindi l’estinzione. L’ultimo esemplare vivo è stato avvistato nel 1662, ma il Museo di Storia Naturale di Port Louis ne conserva uno scheletro intero.

L’arrivo degli olandesi a Mauritius
L’attuale nome della “patria del dodo” arriva nel 1598, quando uno squadrone olandese, agli ordini dell’ammiraglio Wybrand Van Warwyck, sbarcò a Grand Port e chiamò l’isola con il suo attuale nome, in onore del principe Maurits van Nassau, governatore dell’Olanda.
Anche se gli olandesi lasciarono Mauritius nel 1710, la loro influenza rimane tangibile poiché furono responsabili dell’introduzione della canna da zucchero, degli animali domestici e dei cervi.
Ancora oggi a Vieux Grand Port (sud-est) si possono vedere i resti del periodo olandese: manufatti e rovine al Museo Frederik Hendrik e il memoriale del Primo Sbarco Olandese a Ferney.

Mauritius diventa L’Ile de France
Sbarcando nel 1715, i francesi ribattezzarono l’isola “Ile de France” e il governatore francese, François Mahé de La Bourdonnais, fondò Port Louis, che divenne una fiorente base e un centro di costruzione navale e supervisione del commercio nell’Oceano Indiano. Sotto il dominio francese, aumentò il numero di schiavi africani, con la canna da zucchero che si affermò come un’industria prospera a Mauritius.
Durante le guerre napoleoniche, l’isola divenne una base da cui la marina francese e i corsari organizzavano incursioni sulle navi mercantili britanniche. Ma tutto cambiò nel 1810, quando un contingente britannico fu inviato per catturare l’isola. Sebbene un primo attacco britannico nell’agosto 1810 fallì, qualche mese dopo, a dicembre, gli invasori ebbero successo nei loro sforzi.
Nel 1814, l’Isola di Francia non esisteva più: Mauritius era tornata sotto il dominio della Gran Bretagna, che promise di rispettare la lingua, i costumi, le leggi e le tradizioni dei coloni francesi.
Visitando Mauritius si nota in maniera evidente l’impatto che i francesi hanno avuto sull’isola, anche perché le lingue più popolari utilizzate sull’isola sono il francese, l’inglese e il creolo (mauriziano di base francese). Sotto il governatore, François Mahé de La Bourdonnais, vennero eretti numerosi edifici, visitabili ancora oggi. Questi includono parte del Palazzo del Governo, il castello di Mon Plaisir a Pamplemousses e la caserma di linea a Port Louis.

Il periodo britannico (1810-1968)
L’amministrazione britannica fu segnata da rapidi cambiamenti sociali ed economici, in particolare l’abolizione della schiavitù nel 1835.
In seguito all’abolizione della schiavitù, i coltivatori presero parte al “Grande Esperimento” avviato dal governo britannico. Il Grande Esperimento dimostrò la superiorità del lavoro “libero” rispetto a quello schiavizzato nelle colonie di piantagioni.
Questa parte della storia viene raccontata molto bene presso Aapravasi Ghat, a Port Louis: si tratta di un piccolo museo, dichiarato Patrimonio Unesco, ricavato nel punto in cui approdavano le navi con gli immigranti (principalmente indiani) in cerca di lavoro.
Si stima che più di 462.000 lavoratori a contratto arrivarono a Mauritius tra il 1835 e la Prima guerra mondiale nel 1914. La maggior parte di loro proveniva dall’India, ma c’erano anche lavoratori dalla Cina, dalle Comore, dal Madagascar, dal Mozambico e dal Sud-est asiatico. Questi lavoratori lavoravano nei campi di canna da zucchero e molti erano di origine indù e musulmana, cambiando il tessuto della società dell’isola.
Per saperne di più sul dominio britannico mentre sei a Mauritius, visita la Torre Martello a La Preneuse, costruita dagli inglesi tra il 1810 e il 1846 per proteggersi dalla marina francese. Un’altra testimonianza architettonica del periodo britannico è il ponte Cavendish, costruito all’inizio del XX secolo all’ingresso di Mahebourg.

Mauritius ottiene l’indipendenza (1968)
Il movimento per l’indipendenza iniziò davvero a guadagnare terreno nel 1961, quando gli inglesi accettarono di consentire un ulteriore autogoverno e una futura indipendenza. L’indipendenza fu ottenuta nel 1968, con Sir Seewoosagur Ramgoolam che divenne il primo Primo Ministro il 12 marzo 1968.
Il dominio britannico terminò con il Mauritius Independence Act del 1968. La monarca britannica, Elisabetta II, rimase Capo di Stato nominale come regina di Mauritius, ma i suoi ruoli costituzionali furono delegati al governatore generale di Mauritius.
Il 12 marzo 1992, Mauritius divenne una repubblica. Dopo l’abolizione della monarchia, l’ultimo governatore generale di Mauritius, Sir Veerasamy Ringadoo, divenne il primo presidente di Mauritius.