Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 7 Agosto 2024, Borderlands ci porta su Pandora… ma attenzione, non si tratta del fantastico mondo bluastro proposto da James Cameron nel suo fortunato franchise Avatar.
Qui stiamo parlando del pianeta più caotico della galassia, quello dove, a malincuore, si vede costretta a tornare la famigerata cacciatrice di taglie Lilith, cui concede anima e corpo la due volte vincitrice del premio Oscar Cate Blanchett. Il motivo? È incaricata di ritrovare la figlia scomparsa di Atlas alias Edgar Ramírez, il più potente poco di buono dell’universo.
Una missione in cui s’imbarca stringendo un’alleanza con un’improbabile squadra di reietti comprendente l’esperto mercenario Roland, la scienziata pazza Tannis, l’adolescente amante degli esplosivi Tina e il suo muscoloso protettore Krieg, ovvero Kevin Hart, Jamie Lee Curtis, Ariana Greenblatt e Florian Munteanu. Senza contare il logorroico e saccente robottino Claptrap, doppiato da Jack Black nella versione originale del film.
Una combriccola di strampalati eroi da cui potrebbe dipendere proprio il destino dell’universo; man mano che si trovano a dover sconfiggere una specie aliena e non poco pericolosi banditi per arrivare poi a scoprire uno dei più incredibili segreti di Pandora.
Nel corso di una oltre ora e quaranta di visione che lo specialista in horror Eli Roth – a quanto pare momentaneamente presosi una vacanza da squartamenti e spargimenti di liquido rosso – mette in piedi basandosi su una delle serie di videogiochi più vendute di tutti i tempi.
Ma, mentre concede non poca importanza al valore dell’amicizia e suggerisce che non esiste salvezza senza sacrificio, lo fa sfruttando un look generale mirato probabilmente ad accattivarsi proprio i videogiocatori incalliti.
Di conseguenza, con un plot di partenza che sembra vagamente richiamare quello di Fuga da Los Angeles di John Carpenter, si limita a privilegiare un movimento senza tregua tempestato di spari, botte da orbi ed esplosioni.
Con evidenti influenze visive provenienti dalle saghe di Star wars e Mad Max e la risultante di uno spettacolo in fotogrammi che, fagocitato dalle massicce dosi di effettistica digitale e dal fracasso imperante, si rivela soltanto freddo e altamente noioso… fino ad un’ultima sequenza posta durante i titoli di coda.