Twisters: io sono… tornado!

A ventotto anni dal Twister che, diretto nel 1996 dal Jan de Bont regista di Speed, vide protagonista il compianto Bill Paxton nei panni di un meteorologo che per sposare la sua fidanzata psicologa doveva formalizzare il divorzio dalla ex moglie interpretata da Helen Hunt, insieme alla quale andava a caccia di tempeste per sperimentare un innovativo strumento capace di studiare la struttura interna dei tornado, arriva nelle sale cinematografiche italiane – a partire dal 17 Luglio 2024 – Twisters, che qualcuno potrebbe erroneamente pensare ne sia un sequel.
Già, perché, con un’apertura immediatamente dedicata alla spettacolarità atta ad anticipare uno spostamento a cinque anni più tardi, le quasi due ore di visione messe in piedi dal Lee Isaac Chung candidato al premio Oscar per Minari si presentano, in realtà, in qualità di sorta di rifacimento di quella pellicola che incassò quattrocentonovantacinque milioni di dollari a fronte di un budget di novantadue milioni.
Sorta di rifacimento al cui interno troviamo la Kate Cooper dal volto di Daisy Edgar-Jones, ex cacciatrice di uragani segnata dall’incontro devastante con un tornado durante i suoi anni al college e che, ora studiosa di percorsi delle tempeste al riparo nel suo ufficio di New York City, viene spinta a tornare in campo dal suo amico Javi alias Anthony Ramos per testare un innovativo sistema di tracciamento. Man mano che la sua strada incrocia quella della spericolata superstar dei social media Tyler Owens, ovvero Glen Powell, che si diverte a postare le avventure a caccia di pericolosi cicloni insieme al proprio gruppo.
Sono loro, dunque, nella traiettoria di molteplici eventi temporaleschi che convergono sull’Oklahoma centrale e che mettono a dura prova la sopravvivenza della gente del posto, le due principali figure attorno a cui ruota Twisters.
Ma, se il film originale (neppure eccelso) si propose di rispolverare attraverso le moderne tecnologie il filone dei disaster movie che, tra un L’inferno di cristallo e un Terremoto, fu particolarmente in voga negli anni Settanta, quale è l’utilità di questa nuova versione?

Glenn Powell in una scena del film

Sinceramente sfugge, se consideriamo che, al di là di qualche variazione (la sequenza del drive in viene sostituita con una situazione al rodeo) e aggiunta (la distruzione del cinema in cui viene proiettato Frankenstein di James Whale), il tutto non sembra ridursi altro che ad una ripetizione priva di fantasia di quanto visto in quella seconda metà degli anni Novanta che provvide a stupire gli spettatori attraverso l’allora avanguardistica effettistica digitale sfoggiata in titoli quali Terminator 2 – Il giorno del giudizio e Forrest Gump.
Quell’effettistica digitale che, nonostante ulteriori successivi progressi, a terzo millennio più che avviato non risulta altro che routine agli occhi di un pubblico in cerca di emozioni in fotogrammi destinato a sprofondare nella noia… sebbene in Twisters il movimento non manchi.