L’esorcismo – Ultimo atto: da padre Amorth a figlio Miller

Considerando che de L’esorcismo – Ultimo atto – nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 30 Maggio 2024 – è il protagonista, sorge spontaneo pensare che il “gladiatore” di Ridley Scott Russell Crowe ci abbia preso gusto con diavolerie da grande schermo, visto che soltanto un anno prima aveva concesso anima e corpo a Padre Gabriele Amorth nel divertente L’esorcista del Papa di Julius Avery.
In questo caso, però, mentre lo troviamo nei panni di un attore alla deriva che, tormentato dai demoni del passato, sembra riprendere contatto con la realtà ricucendo perfino il complesso rapporto con la figlia adolescente interpretata da Ryan Simpkins quando ottiene il ruolo principale di un film sugli esorcismi, le curiosità emergenti nel corso della visione sono molteplici.
Già, perché, se da un lato i diversi incidenti che si susseguono sul set in questione rimandano chiaramente alla maledizione cui sembrò essere legata la lavorazione dell’irraggiungibile capolavoro L’esorcista, dall’altro ne vengono riproposte sia la cupa e grigia atmosfera autunnale che, in maniera fedelissima, determinate inquadrature.
D’altra parte, citato oltretutto verbalmente insieme a Il presagio di Richard Donner e Poltergeist – Demoniache presenze di Tobe Hooper, il classico diretto nel 1973 dal compianto William Friedkin coinvolgeva nel suo plot proprio l’universo della Settima arte… ma non è tutto, in quanto al timone di regia de L’esorcismo – Ultimo atto abbiamo il Joshua John Miller che i cinefili maggiormente avvezzi alla celluloide di genere ricordano probabilmente per essere stato nei cast di cult quali il vampiresco Il buio si avvicina di Kathryn Bigelow e il fantascientifico Classe 1999 di Mark L. Lester; ignorando però, magari, che si tratta del figlio di quel Jason Miller che fu sul grande schermo il mitico padre Damien Karras impegnato a liberare dal demonio la piccola Regan alias Linda Blair.
Il Jason Miller il cui nome completo all’anagrafe era Jason Anthony Miller, proprio come Anthony Miller si chiama il personaggio di Crowe nel film, destinato ad essere trascinato progressivamente in un baratro di follia che lo porta a manifestare un comportamento sempre più sinistro e minaccioso per coloro che ha attorno.
E, con il Sam Worthington di Avatar nel mucchio, come il titolo stesso suggerisce la possessione è dietro l’angolo e, di conseguenza, anche il lungo rito esorcistico conclusivo.
Quindi, tra immancabili jump scare – piuttosto gratuiti ma spesso inaspettati – e il momento in cui abbiamo un vetro conficcato in un occhio rientrante tra i migliori momenti dell’operazione, cosa aggiunge al filone in fotogrammi a base di preti e satanassi L’esorcismo – Ultimo atto?
Assolutamente nulla, rimanendo un esercizio di stile che, costruito sui lenti ritmi di narrazione tipici della tipologia di racconto per immagini in questione, si lascia guardare senza generare entusiasmi.