Lady Cobra, una killer in blues, diretto da Fabio Giovinazzo, è una storia complessa con un titolo accattivante. “Il titolo del film è certamente evocativo, frutto di ben precisi riferimenti, rischia tuttavia di condurre fuori strada lo spettatore alla ricerca di un action movie con venature splatter e tinte forti mozzafiato da romanzo criminale. Egli, qualora dovesse rimanere attratto dall’accattivante immagine della sicaria in spider, vedrà andare probabilmente deluse le proprie aspettative, poiché la dinamica rappresentata (intensa seppure a tratti estremamente intimistica e rallentata mediante una intensa lirica) ha prevalentemente luogo sul piano interiore della tormentata protagonista, appunto Lady Cobra”. Questo recita ChatGPT a cui abbiamo chiesto una opinione, e senza dubbio la pellicola nel suo complesso esplora temi differenti da quello che il titolo evoca.
La pellicola, ben diretta da Fabio Giovinazzo e con protagonista la bravissima Nicoletta Tanghèri, è un ritratto intimo che ci porta all’interno di un vero un vero psicodramma che consuma la protagonista per tutta la durata della storia.
Inevitabili i richiami che qualcuno potrebbe fare a Lynch o Tarantino, anche se in realtà chi vi scrive ha notato una forte influenza delle prime pellicole di David Cronenberg.
Girato in una Genova, che con il suo cimitero monumentale di Staglieno, fa da sfondo alla protagonista, dove lavora oppure usa come copertura. Lady Cobra è una ex killer che contratta a bordo della sua auto (una Shelby Cobra) all’interno dei viali del cimitero al sicuro da occhi e orecchie indiscrete.
La regia di Giovinazzo accompagnato da una intensa colonna sonora ci porta all’interno dell’anima della sua tormentata protagonista.
«Il film è un intimo psicodramma su strada – afferma il regista – filtrato da un forte sapore blues in musica che ha le forme cangianti di una vocazione che non può fare a meno di scendere a patti con un disturbo mentale nascosto. Donna e società: ho lavorato su una contrapposizione dai tratti fumettistici e onirici verso una forma di schiavismo legalizzato fin dalla nascita con la capacità di far annegare nella disperazione o nella follia omicida coloro che maggiormente sarebbero disponibili al Bene. Alla fine il colpo fantastico è un ideale di giustizia feroce ma obbligato».
La sintesi che compie il regista della sua opera lascia al critico la libertà come ChatGPT di lasciare il giudizio al pubblico, dove sicuramente ognuno troverà la sua interpretazione, per una pellicola che al dispetto del suo titolo risulta comunque intensa e accattivante senza essere un action movie.