È risaputo che né una pubblica amministrazione né un privato possano negare il pagamento in contanti, e ciò è fondato su precise disposizioni di legge.
In particolare, se da un lato è proibito utilizzare contanti per transazioni superiori a 4.999,99 euro, come definito dall’articolo 1, comma 384 della legge di bilancio per il 2023 n. 197/2022, d’altro canto l’uso della moneta legale è vincolato dall’articolo 1277 del codice civile, il quale stabilisce che i debiti pecuniari possono essere estinti solo con moneta legale.
Anche il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, tramite l’articolo 128, afferma che solo le banconote emesse dalla BCE e dalle banche centrali nazionali costituiscono la moneta legale nell’Unione Europea. Di conseguenza, l’uso delle banconote è una direttiva europea. La Commissione Europea ha sottolineato questo obbligo nel 2010 con la raccomandazione n. 2010/191/UE, ribadendo che banconote e monete devono essere accettate come forme di pagamento comuni.
La negazione dei contanti è anche considerata un’infrazione penale dall’articolo 693 del codice penale, con una sanzione amministrativa di 30 euro. Se un’istituzione pubblica o un’attività commerciale rifiuta il pagamento in contanti, è possibile richiedere l’intervento delle forze dell’ordine per identificare e sanzionare il responsabile del rifiuto ai sensi dell’articolo 693 del codice penale.
Inoltre, se si tratta di un ufficio pubblico come un Comune o un’azienda sanitaria, il rifiuto di accettare contanti potrebbe configurare una serie di reati, tra cui interruzione di pubblico servizio, rifiuto di atti d’ufficio e violenza privata.
Di conseguenza, nel caso di uffici pubblici, è possibile presentare denunce contro i responsabili che rifiutano il pagamento in contanti, contestando tali gravi violazioni. Un vademecum con un modello di denuncia sarà presto reso disponibile per affrontare questa situazione.
Foto: Pixabay