La realtà è quasi sempre peggiore della letteratura?
Girato a Napoli e in Campania, è dal romanzo Le seduzioni dell’inverno scritto da Lidia Ravera che prende le mosse Le seduzioni, diretto dal fiorentino trapiantato a Roma Vito Zagarrio – autore, tra l’altro, di Bonus malus e Tre giorni d’anarchia – e in tour nelle sale cinematografiche a partire dal 22 Febbraio 2024.
Una circa ora e quaranta di visione al cui centro troviamo Andrea Renzi nei panni dello Stefano che, direttore editoriale di una casa editrice e frequentatore del bel mondo della narrativa, pur essendo un quarantenne di successo si mostra disilluso e demotivato, contornato da pochi amici e dalla giovane amante Silvia, dal volto di Serena Marziale.
La Silvia che non manca di manifestare una certa gelosia dal momento in cui, nella casa di famiglia dove Sarah alias Marit Nissen, ex moglie dell’uomo, ha concesso comunque a lui di vivere, si palesa una certa Sophie, dall’accento francese e che pare essere stata mandata proprio dalla donna per badare un po’ all’abitazione e a Stefano. La Sophie che, interpretata da Amélie Daure, non tarda a rivelarsi la migliore delle colf, delle cuoche e delle segretarie, portandolo ad un radicale cambiamento destinato a fargli vivere una sorta di rifioritura, complice l’amore che sboccia… fino al momento in cui, però, lei scompare misteriosamente.
Perché, come il regista spiega: «Le seduzioni è un romance ma non di puro genere e con risvolti drammatici; un ritratto di una certa generazione e lo spaccato di una certa società; una riflessione sull’Italia del nuovo millennio vista attraverso le contraddizioni di una certa classe medio/alto borghese»..
E se, con il già citato Renzi in testa e Iaia Forte inclusa nel cast, le prove degli attori non possono fare a meno di risultare uno dei maggiori punti di forza dell’operazione, provvede fortunatamente un inaspettato risvolto atto a far sfiorare al tutto i connotati del thriller a risollevare un racconto per immagini che, caratterizzato da un respiro non distante da quello di una certa celluloide sentimentale francese del passato, rischiava di rimanere stritolato in ritmi tipici delle fiction televisive.
Non rientrando fortunatamente tra le meno riuscite prove zagarriane e suggerendo che il problema dell’amore è che nessuno ha mai capito quale sia il lieto fine, ma tutti fanno finta di saperlo benissimo. Almeno fino alla prossima volta che s’innamoreranno.