Bob Marley – One love: la musica che… rasta

Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 22 Febbraio 2024, come il titolo suggerisce Bob Marley – One love racconta in biopic la vita del più famoso musicista reggae della storia, nato nel 1945 a Nine Mile, in Giamaica, e prematuramente deceduto nel 1981 a Miami.
Musicista conosciuto all’anagrafe come Robert Nesta Marley e di cui, attraverso una didascalia d’apertura, apprendiamo immediatamente le umili origini.
Del resto, tra una Get up, stand up, una Redemption song e, appunto, One love, è proprio come personaggio profondamente umile nonostante il grandissimo successo raggiunto che Reinaldo Marcus Green – regista di Una famiglia vincente – King Richard con Will Smith – ce lo mostra, calando nel ruolo il Kingsley Ben-Adir di Barbie.
Un personaggio che si definisce rasta e non superstar e che, convinto che il reggae sia la musica della gente, dopo un attentato nei suoi confronti vediamo trasferirsi nel 1976 a Londra; dove trova anche il tempo per un fugace passaggio presso un concerto della punk band inglese dei Clash impegnata ad eseguire White riot.
La Londra che, come anche Parigi, rientra tra le scenografie di questo Bob Marley – One love, il cui protagonista si rivela sempre intento a dedicare i propri pezzi al tema della lotta contro l’oppressione politica e razziale e all’invito all’unificazione dei popoli di colore come unico modo per raggiungere la libertà e l’uguaglianza.
Un protagonista di cui viene curiosamente eclissato del tutto il discorso relativo alla risaputa dipendenza da cannabis; man mano che, al di là di suoi successi quali Everything’s gonna be alright e l’immancabile No woman, no cry, all’interno della ricca colonna sonora troviamo anche la You should be dancing dei Bee Gees.
Mentre seguiamo, inoltre, il suo rapporto non sempre sereno con la compagna Rita alias Lashana Lynch e non mancano accese discussioni riguardanti la scelta della copertina dello storico album Exodus.
Il resto, sotto la produzione esecutiva di Brad Pitt, lo fa qualche flashback – comprendente anche l’esecuzione in giovanissima età di Simmer down – all’insegna di una struttura narrativa non classica… rendendo Bob Marley – One love un veloce ma semplicemente essenziale lungometraggio biografico che si lascia guardare senza annoiare e senza generare grossi entusiasmi.