Trattandosi della sua ultima interpretazione prima della tragica scomparsa avvenuta nel 2023, non poteva essere dedicato altro che al talentuoso attore britannico Julian Sands The piper, che, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 18 Gennaio 2024, lo vede nel ruolo del direttore d’orchestra Gustafson.
Direttore d’orchestra in cui s’imbatte la giovane flautista e madre single Melanie, ovvero la Charlotte Hope di The nun – La vocazione del male, la quale ottiene il compito di completare il concerto al quale stava lavorando la sua vecchia mentore, misteriosamente deceduta.
Perché, per mettere in piedi la circa ora e mezza di visione, è alla celebre favola dalle tinte dark Il pifferaio di Hamelin che si è ispirato il regista islandese Erlingur Thoroddsen, il quale dichiara: «Mi trovavo a Berlino e la fiaba del pifferaio di Hamelin è emersa in una conversazione che mi ha spinto a rileggerla. È una storia che conoscevo fin da bambino, ma rileggerla da adulto assume un significato tutto diverso. C’era qualcosa di misterioso e inquietante. Poi ho pensato: se questo soggetto venisse trasformato in un film e la melodia suonata dal Pifferaio fosse maledetta, non sarebbe fantastico se la storia culminasse con una grande orchestra che esegue questo brano?».
Il plot, infatti, prosegue con Melanie che non immagina la melodia incompiuta su cui sta mettendo le mani sia in grado di risvegliare forze maligne.
Un soggetto, in realtà, neanche troppo originale se pensiamo che la Settima arte ha già più volte avuto modo di tirare in ballo spartiti musicali destinati a scatenare un’escalation da incubo (il trashissimo Paganini horror di Luigi Cozzi, tanto per citarne uno).
Ma The piper, accompagnato da una colonna sonora a firma dell’hellraiseriano Christopher Young, ha almeno il merito di riportarci nella sua fase conclusiva a determinati stilemi del cinema dell’orrore degli anni Ottanta e Novanta, decisamente lontano dagli ormai abusatissimi jump scare e dalle prevedibilissime apparizioni fantasmagoriche.
Infatti, se la lunga prima parte si basa in maniera esclusiva su un lento crescendo narrativo efficacemente immerso in una certa cupezza generale e interrotto soltanto occasionalmente da situazioni come quella abbastanza disturbante della penna stilografica conficcata nell’orecchio, il concerto finale regala ciò che il fan del genere desidera. Con tanto di creatura mostruosa alla vecchia maniera la cui entrata in scena può richiamare alla memoria da un lato Nightmare 2 – La rivincita di Jack Sholder, dall’altro Warlock – L’angelo dell’apocalisse di Anthony Hickox, casualmente appartenente alla filmografia di Sands.
Si può vedere, senza grossi entusiasmi.
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