Il punto di rugiada: la casa del sor Risi

Con una chiusura che accenna al periodo della famigerata pandemia dovuta all’emergenza da Covid-19, è nell’estate del 2018 che prende avvio Il punto di rugiada, che, nelle sale cinematografiche a partire dal 18 Gennaio 2024, segna il ritorno dietro alla macchina da presa per Marco Risi, a cinque anni dal vanziniano Natale a 5 stelle e a quattro dalla serie televisiva L’Aquila – Grandi speranze.
Ed è attraverso le diverse stagioni che viene scandito il periodo che separa l’inizio e la fine della oltre ora e cinquanta di visione, nel cui incipit facciamo immediatamente conoscenza con Carlo Guerra alias Alessandro Fella, giovane viziato e sregolato che, provocato sotto l’effetto dell’alcool un grave incidente d’auto, viene condannato a scontare un anno di lavori socialmente utili in una casa di riposo.
Lavori che si trova a condividere con il Manuel dal volto di Roberto Gudese, spacciatore colto in flagrante; mentre a guidarli è l’infermiera Luisa incarnata dalla Lucia Rossi che aveva già avuto modo di essere diretta dall’autore di Mery per sempre in Tre tocchi.
Una realtà destinata a cambiare per sempre lo sguardo dei due protagonisti sul mondo e sulla vita una volta trovatosi dinanzi a quello che si presenta come un universo senza età fatto di condivisione, conforto e accoglienza.
Universo in cui incontrano, tra gli altri, il Pietro di Eros Pagni, colonnello mai riuscito a diventare generale, il Pasquale di Maurizio Micheli, intrattenitore sciupafemmine, la ex attrice Antonella, interpretata in maniera quasi autobiografica da Erika Blanc, il fotografo Dino Rimoldi (con riferimento a Risi padre nel nome) e il suo ex rivale in amore Federico, ovvero Massimo De Francovich e Luigi Diberti.

Massimo De Francovich, Cristina Noci, Emilio Dino Conti, Gloria Coco e Libero Sansavini

Tutte figure, come pure la Livia e la Lina di Elena Cotta e Ariella Reggio, che, rese da un cast in stato di grazia, finiscono per rivelarsi l’autentico punto di forza – oscillante tra la loro simpatia e lo spettro della morte chiaramente in agguato – de Il punto di rugiada, il cui titolo fa metaforico riferimento alla temperatura alla quale l’aria diventa satura di vapore acqueo.
Tutte figure che, in un impianto abbastanza teatrale testimoniato in particolar modo dalla quasi totalità d’interni d’ambientazione, vediamo coinvolte, tra l’altro, in feste a base di canzoni anni Sessanta, tombolate, brindisi di Capodanno e nevicata dietro l’angolo.

Maurizio Micheli

Man mano che, tra una Riderà di Little Tony, una Love letters in the sand di Pat Boone e accenni verbali riguardanti E la chiamano estate di Bruno di Martino e Stasera mi butto di Rocky Roberts, risulta evidente anche un certo sapore di nostalgia nei confronti del passato.
Per il resto, tra lento incedere e la forte impressione che l’ideale percorso di redenzione tracciato dall’avanzare dei fotogrammi non fatichi affatto nell’apparire piuttosto banale, l’operazione, pur guardabile e non priva di poesia, sembra molto più vicina nel look generale ad una fiction concepita per il piccolo schermo che a precedenti produzioni analoghe (citiamo solo La casa del sorriso di Marco Ferreri).

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