L’ultima volta che siamo stati bambini: l’estate “nostalgica” di Bisio

Sebbene possieda in maniera evidente forti echi de La guerra dei bottoni di Louis Pergaud, romanzo trasposto più volte sullo schermo, è dall’omonimo testo di Fabio Bartolomei che prende le mosse L’ultima volta che siamo stati bambini, esordio dietro alla macchina da presa per l’attore brillante Claudio Bisio.
Esordio che apre nella Roma estiva del 1943, con quattro ragazzini che giocano alla guerra mentre attorno ad essi è in atto quella vera: Italo, Cosimo, Vanda e Riccardo, ovvero il Vincenzo Sebastiani di Una famiglia mostruosa, l’Alessio Di Domenicantonio di Mamma qui comando io, la Carlotta De Leonardis de L’arminuta e il Lorenzo McGovern Zaini di American night. Il primo figlio del Federale, il secondo con il papà al confino, la terza orfana e credente e il quarto proveniente da un’agiata famiglia ebrea, stringono una forte amicizia destinata, però, a dover fare i conti con l’arrivo dei tedeschi. Infatti, quando Riccardo viene portato via insieme ad oltre mille persone del Ghetto, i suoi tre compagni di giochi partono in segreto, a piedi, decisi a convincere le truppe naziste a liberarlo.
Una fantasia che segna l’inizio di un’avventura on the road immersa nelle campagne italiane, con lunghe camminate sulle rotaie del treno che non possono fare a meno di richiamare alla memoria il bellissimo classico kinghiano Stand by me – Ricordo di un’estate.
D’altra parte, proprio come nella pellicola diretta nel 1986 da Rob Reiner, L’ultima volta che siamo stati bambini inscena chiaramente un percorso di crescita con tanto di cadaveri atti a rappresentare sulla strada intrapresa dai protagonisti minorenni l’impatto con la tutt’altro che rosea età adulta.
Una strada percorsa in parallelo dalla suor Agnese interpretata da Marianna Fontana e dall’eroe di guerra fascista – nonché fratello di Italo – Vittorio alias Federico Cesari per ritrovare i tre piccoli incoscienti, al centro anche di un dichiarato omaggio cinefilo al gesto dell’ombrello de I vitelloni di Federico Fellini.
Man mano che, con incluso nel cast Antonello Fassari nei panni del nonno di Cosimo, la oltre ora e quaranta viene avviata in maniera serrata dal montaggio di Luciana Pandolfelli, per poi rallentare progressivamente il passo insieme alla colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi, propensa ad alternarsi tra toni tragici e malinconici dopo iniziali marcette riecheggianti a loro modo le sonorità degli inni del Ventennio.

L’ultima volta che siamo stati bambini

Federico Cesari e Claudio Bisio in una scena del film

E, se l’infallibile Italo Petriccione condisce l’insieme con la sua splendida fotografia soleggiata, l’epilogo alla ricerca della lacrima (magari riuscendoci anche) sulle note de La storia di Francesco De Gregori appare forse un po’ troppo sbrigativo… senza comunque impedire a L’ultima volta che siamo stati bambini di rimanere una lodevole operazione che lascia tranquillamente intuire come Bisio – il quale si concede soltanto un breve cameo in uniforme – abbia già acquisito la maturità registica.

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