Dogman: il “canaro” di Luc Besson

Se in mezzo ai titoli di coda di Dogman – nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 12 Ottobre 2023 – leggete tra i nomi ringraziati quello del nostro Matteo Garrone il motivo è molto semplice: il qui regista Luc Besson si è interfacciato con il cineasta per chiedergli il permesso di poter utilizzare lo stesso titolo che l’autore de L’imbalsamatore e Reality aveva già sfruttato nel 2019 per il suo lungometraggio ispirato al terribile fatto di cronaca riguardante il cosiddetto “canaro della Magliana”.
Ma, sebbene anche in questo caso non manchi la tematica della vendetta, possiedono tutt’altro respiro le circa due ore di visione al cui centro troviamo un eccellente Caleb Landry Jones nei panni del decisamente poco fortunato Doug, emarginato fin da quando, ancora bambino, subiva violenze da parte del fratello maggiore e del patrigno, che lo rinchiuse addirittura in una gabbia per cani da far combattere.
Il Doug della cui triste esistenza – comprendente madre fuggita via dinanzi a tanta brutalità – apprendiamo dettagli attraverso il dialogo con la psichiatra del carcere dove è stato rinchiuso a seguito di una strage consumatasi nel luogo abbandonato che gli fa da casa insieme ai suoi unici amici: i simpatici animali a quattro zampe.
Del resto, i cani non mentono mai quando parlano d’amore e, man mano che un autentico clima di follia trasuda dalle varie situazioni raccontate, emerge anche la figura della giovane bibliotecaria Salma alias Grace Palma, di cui il protagonista, costretto su una sedia a rotelle, è innamorato.
Un protagonista che, conoscitore del teatro di William Shakespeare, per guadagnare qualcosa arriva anche ad esibirsi come drag queen interpretando storiche dive del calibro di Marlene Dietrich, Marilyn Monroe ed Edith Piaf.
Non a caso, a proposito di queste ultime, sono incluse le loro Lili Marlene, I wanna be loved with you e La foule all’interno della ricca colonna sonora di Dogman, che, chiaramente influenzato dal sopravvalutato Joker di Todd Phillips, sembra a tratti possedere i connotati di un crime movie diretto da Pedro Almodóvar.
Perché, evidente elogio sentito nei confronti di quello che viene da sempre definito “migliore amico dell’uomo”, il lungometraggio tende purtroppo a non lasciar bene intendere quale direzione voglia prendere nel fondere dramma, revenge movie e “travestitismo”.
Tanto che, al di là della performance di Caleb Landry Jones, che meriterebbe di essere premiata con l’Oscar, l’operazione non manca di risultare a tratti noiosa e decisamente tirata per le lunghe… con il tocco di colui che firmò action noir quali Nikita e Léon riconoscibile, al massimo, nella strage che anticipa l’epilogo.

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