L’esorcista – Il credente: il demonio dalle facce d’angelo

Come con l’Halloween del 2018, Halloween kills e Halloween ends ha concretizzato un trittico di lungometraggi volti a proseguire la vicenda del serial killer mascherato Michael Myers collegandosi direttamente al classico di fine anni Settanta Halloween – La notte delle streghe di John Carpenter senza tenere conto dei vari sequel sfornati tra il XX e il XXI secolo, sempre sotto la produzione di Jason Blum il regista David Gordon Green si appresta ad iniziare attraverso L’esorcista – Il credente – nelle sale cinematografiche italiane dal 5 Ottobre 2023 – una nuova trilogia atta ad ignorare i seguiti del capolavoro di William Friedkin per fornirgli una moderna continuazione.
E, all’insegna della spruzzata di spettacolarità, si comincia da un terremoto ad Haiti; prima che ci si sposti a tredici anni più tardi, con il Victor alias Leslie Odom Jr. impegnato a crescere la figlia Angela che venne data alla luce dalla moglie incinta, deceduta proprio durante il sisma.
La Angela che, interpretata dalla etiope Lidya Jewett, sparisce misteriosamente per tre giorni insieme alla coetanea Katherine, ovvero Olivia Marcum; per poi essere ritrovate entrambi e, senza ricordare nulla di quanto accaduto, cominciare a manifestare strani comportamenti.
Quindi, man mano che ci si appresta ad affrontare il male, viene tirata in ballo anche l’attrice Chris MacNeil che, incarnata come nel capostipite da Ellen Burstyn, ebbe a che fare, appunto, con la indemoniata figlia Regan cui concesse anima e corpo Linda Blair.
La Regan che le due citate giovanissime possedute, chiaramente, scimmiottano non poco durante il rito conclusivo che, condito anche di effettistica digitale, non riesce però a generare un minimo della estenuante sensazione di affaticamento e nervosismo psicologico trasmessa in maniera magistrale da Jason Miller e Max von Sydow nel corso dell’esorcismo del 1973.
Per non parlare del fatto che in questo L’esorcista – Il credente appare del tutto assente l’avvolgente atmosfera pessimista, quasi bergmaniana, che caratterizzò efficacemente la pellicola friedkiniana di riferimento, sostituita da un clima generale non distante da quello in cui s’immergono tanti film televisivi dell’orrore, se escludiamo fugaci momenti splatter (si pensi agli occhi trafitti dal crocifisso).
Non basta, dunque, la storica Tubular bells inserita nella colonna sonora per rievocare una intoccabile pietra miliare della Settima arte della paura (e non solo) coraggiosamente trasudante il peccato e la blasfemia inavvertibili in quello che, invece, altro non è che un prodotto indirizzato alle generazioni adolescenti d’inizio terzo millennio distratte di continuo dallo smartphone mentre le immagini scorrono sul grande schermo.
Tra l’altro, il tocco di originalità non può essere rappresentato ne L’esorcista – Il credente neppure dalla scelta tipicamente politically correct di rendere l’ossessa di colore, considerando che già nel lontano 1974, in piena Blaxploitation, aveva provveduto a fornirne una William Girdler tramite il suo Abby …la storia di una donna posseduta.

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