Talk to me: la mano che nutre la morte

Meglio fidarsi dei vivi o dei morti? Reduci dalle miliardi di visualizzazioni ottenute grazie ai loro video horror diffusi su YouTube, provano a fornirci una risposta i gemelli australiani Danny e Michael Philippou attraverso il primo lungometraggio che li vede al timone di regia: Talk to me, nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 28 Settembre 2023.
Oltre un’ora e mezza di visione che, in un certo senso sulla scia del plot alla base di Ouija di Stiles White, pone al proprio centro la tipica combriccola di giovinastri destinati a dover fare i conti con una autentica discesa all’inferno dopo essersi imbattuti in filmati virali riguardanti gli effetti sconvolgenti di un gioco al limite del soprannaturale: una seduta spiritica in cui il soggetto entra in contatto con l’aldilà stringendo una mano imbalsamata che funge da portale tra i due mondi e pronunciando la frase “Parla con me”.
Un gioco che, in cerca di distrazione nell’anniversario della morte di sua madre, spinge l’adolescente Mia alias Sophia Wilde e i propri amici a provare ad evocare gli spiriti, infrangendo però le regole e ritrovandosi, di conseguenza, intrappolati in un vortice di terrore.
Nel corso di uno spettacolo che, con evidenti influenze provenienti dalla corrente d’inizio terzo millennio dei film horror giapponesi (quella che ha spopolato grazie alle saghe di The ring e The grudge, per intenderci), spinge inizialmente a pensare di trovarci dinanzi all’ennesima operazione in fotogrammi basata in maniera banale lenti ritmi di narrazione disturbati da possessioni demoniache, apparizioni spettrali e jump scare pronti per l’uso.
Un’impressione che viene fortunatamente smentita dal momento in cui assistiamo alla violentissima reazione autolesionista scatenata dalla maledizione in questione nel Riley interpretato da Joe Bird.
Una sequenza che lascia sicuramente tutt’altro che indifferente lo spettatore, precedendo il resto del coinvolgente svolgimento di Talk to me, senza alcun dubbio uno dei pochissimi titoli in grado di spaventare il sempre più smaliziato pubblico del primo quarto di XXI secolo.
Perché, sebbene citazionismi e rimandi cinefili risultino più che evidenti, da It follows di David Robert Mitchell a Smile di Parker Finn, passando addirittura per le invisibili (agli occhi di chi è sveglio) aggressioni kruegeriane dei vari Nightmare, i fratelli Philippou dimostrano di saper utilizzare sapientemente la macchina da presa.
E ciò che viene fuori, grazie anche ad ottimi effetti speciali di trucco capaci di regalare inquietanti mostruosità, tiene incollati alla poltrona fino allo scorrimento dei titoli di coda.

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