Don’t look at the demon: il tocco del male…se

Con un prologo che riserva immediatamente balzi improvvisi dalla poltrona e situazioni non prive di inquietudine, Don’t look at the demon – nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 17 Agosto 2023 – lascia pensare in un primo momento all’ennesimo lungometraggio atto a cavalcare il filone a base di troupe tv e presenze spettrali che ci ha regalato, tra gli altri, i due ESP – Fenomeni paranormali.
Ma, sebbene nel corso della narrazione non risultino assenti camere a circuito chiuso e filmati registrati, non ci troviamo dinanzi ad un found footage concepito attraverso la tecnica del POV, bensì ad un comune prodotto horror al cui interno una squadra americana di investigatori del paranormale segue una giovane medium spirituale interpretata dalla Fiona Dourif vista più volte alle prese con la bambola assassina Chucky. Squadra che finisce a Fraser’s Hill, in Malesia, per raccogliere prove tra le pareti di un’abitazione a quanto pare infestata, stando anche alle testimonianze fornite dalla nuova coppia di proprietari.
E, dietro la macchina da presa, il malese Brando Lee provvede dunque ad introdurre i vari personaggi man mano che ci si dirige verso la metà di Don’t look at the demon, quando cominciano ad emergere dettagli relativi ai retroscena legati alla tutt’altro che rassicurante circostanza (in parte comunque anticipati da una didascalia che apre il film).
Retroscena riguardanti soprattutto il passato della protagonista e che conducono ad una movimentatissima seconda parte interamente dedicata all’intrattenimento da brivido, tra ghigni demoniaci, crocifissi utilizzati come armi contundenti, corpi che levitano da terra e immancabile rito conclusivo.
Senza dimenticare il turpiloquio sfoderato dal posseduto di turno e, ovviamente, evidenti influenze provenienti dal cinema dell’orrore dagli occhi a mandorla, considerando che il regista stesso, come accennato, sia orientale.
Uno spettacolo, Don’t look at the demon, che deve quindi molto al filone esorcistico, ma che, con il sonoro a svolgere come di consueto la propria fondamentale parte ai fini dello spavento, pur non troppo originale risulta decisamente al di sopra della media e nient’affatto noioso.
Grazie in particolar modo alla notevole professionalità che ne caratterizza la confezione e ad immagini shockanti come quelle conclusive che vedono coinvolti dei feti.

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