Piggy: il mio grosso grasso film horror!

Co-produzione tra Spagna e Francia, è da un cortometraggio diretto dalla stessa regista Carlota Pereda che prende le mosse Piggy, in arrivo nelle sale cinematografiche italiane il 20 Luglio 2023.
Immersa in un’affascinante e soleggiata atmosfera rurale sicuramente dovuta alla grande influenza che ha avuto sulla Settima arte dell’orrore Non aprite quella porta di Tobe Hooper, la circa ora e mezza di visione si concentra sulla Sara magnificamente incarnata da Laura Galán, che, soprannominata Piggy, sembra quasi una discendente in sovrappeso della Carrie White di kinghiana memoria.
Perché, figlia di macellai e dedita alla masturbazione mentre visiona filmati pornografici nel telefono cellulare, proprio come la studentessa dotata di poteri psichici cui concesse anima e corpo nel 1976 Sissy Spacek non manca di essere costantemente schernita e bullizzata dai coetanei.
Ma il proseguimento della vicenda non si riduce ad un banalissimo revenge movie a suon di liberatorio body count, in quanto, dopo aver tirato in ballo un misterioso individuo destinato a dare un’inaspettata svolta all’esistenza della protagonista, la Pereda costruisce l’evoluzione narrativa mantenendo un respiro generale più vicino a quello di una pellicola drammatica che di un film horror vero e proprio.
Un respiro che, complice la scelta di lasciare fuori campo tutto ciò che riguarda immagini di violenza esplicita, contribuisce a far salire progressivamente l’indispensabile clima di follia tipico di determinate opere sporche e cattive risalenti agli anni Settanta come, appunto, il sopra menzionato capolavoro che ci regalò Leatherface e la propria famiglia di cannibali.
Ed è in particolar modo nella sua fase conclusiva che Piggy decide di tirare in ballo lo splatter… eppure, sebbene stiamo parlando di un’operazione – candidata a sei premi Goya – tecnicamente lodevole e che riesce nell’impresa di non apparire mai scontata nei risvolti di trama, l’impressione, una volta giunti ai titoli di coda, è che non si sia spinto a dovere sul pedale della necessaria cattiveria, come se si trattasse di una promessa non mantenuta.

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