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La Caccia: Silvia e i suoi fratelli

A mo’ di favola, è la voce narrante di Laura Chiatti ad accompagnare La caccia, che, presentato in anteprima presso il RIFF – Riviera International Film Festival, esce nelle sale cinematografiche Giovedì 11 Maggio 2023.
La Laura Chiatti che, qui diretta dal marito Marco Bocci, alla sua seconda prova dietro la macchina da presa dopo A Tor Bella Monaca non piove mai, del 2019, veste i panni di Silvia, la quale ha combattuto a lungo contro la tossicodipendenza ed è l’unica femmina di quattro fratelli molto diversi tra loro.
Fratelli rappresentati dall’energico Luca, ovvero Filippo Nigro, venditore di automobili intenzionato ad espandere la propria attività, dall’apparentemente trasandato e non curante dell’opinione altrui Mattia alias Pietro Sermonti, pittore, e dal Giorgio interpretato da Paolo Pierobon, dall’aria seria e affidabile e con lavoro stabile e famiglia esigente.
Un quartetto che si riunisce dopo anni di lontananza nella villa dove trascorse l’infanzia e che, all’improvvisa morte del padre, dal volto di Peppino Mazzotta, si rivela in maniera sorprendente la sola eredità lasciata dal defunto ai figli.
Villa che nasconde ancora oggi una terribile verità e che i quattro decidono di vendere; fino al momento in cui, constatato che il ricavato risulta insufficiente a sanare i loro rispettivi debiti economici, Luca propone una soluzione estrema.
Perché, immerso in un’atmosfera perennemente cupa e grigia accentuata dalla fotografia trasudante ombre e contrasti a cura di Federico Annichiarico, è in qualità di dramma a tinte thriller che si presenta La caccia, nel cui ricco cast, comprendente anche Marina Rocco, Imma Pirro e Pietro De Silva, figura anche lo stesso Bocci.
D’altra parte, è soprattutto sulle per lo più riuscite prove attoriali che si basa la circa ora e quaranta di visione, purtroppo tutt’altro che capace di sfuggire alla morsa della noia, complici in particolar modo gli eccessivamente lenti ritmi di narrazione.
Aspetto negativo che rende l’insieme un’occasione decisamente sprecata; in quanto, se piuttosto accattivanti appaiono sia l’incipit che la sequenza finale – con tanto di inaspettato epilogo dal sapore horror – sulle note della sempreverde Jingle bells, il resto conferisce l’impressione di trovarsi dinanzi ad un cortometraggio dalla esile idea di partenza dilatata oltremisura.

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