Do ut Des, la brama di possedere

Do ut Des, diretto da Dario Germani e Monica Carpanese, prodotto dalla Flat Parioli e TNM, rappresenta un coraggioso tentativo di portare sullo schermo un violento revenge movie.
Poster del film Do ut DesLa regia di Germani assieme alla sceneggiatrice Monica Carpanese ci porta all’interno di una pellicola che usa la violenza proprio per denunciarla nei confronti delle donne. Il titolo tradotto letteralmente dal latino “lo do affinché tu dia”, rappresenta bene la brama del possedere di avere qualcosa nonostante tutto quello che già si possiede. Nella storia Leonardo (Gianni Rosato) è un imprenditore di successo si invaghisce di un Francesca (Ilaria Loriga) una studentessa universitaria, che ogni tanto posa come modella. Nonostante il serrato corteggiamento la ragazza resiste alle sue avances, e l’uomo si rende ben presto conto che Ferrari e case favolose sembrano non impressionare troppo la giovane. Il desiderio di possederla diventa una ossessione che porterà l’uomo a commettere pesanti abusi sessuali nei confronti della giovane, con drammatici risvolti. Nella storia vediamo anche apparire la figura di Emanuelle (Beatrice Schiaffino) una scrittrice che porta avanti degli esperimenti sulla sessualità, che a molti ricorderanno la trilogia di 50 sfumature di grigio, la quale porterà a sorprendenti scoperte che condurranno Leonardo a diventare la vittima di un gioco sadico legato alla vendetta.
Una pellicola davvero interessante che vede oltre ad ottimi attori, in particolare la protagonista Beatrice Schiaffino, e una convincente regia, anche di una messa in scena molto ben realizzata. Un prodotto Made in Italy che già ha riscosso notevole successo oltre oceano in vari festival internazionali. La tematica affrontata ricorda molto la cronaca nostrana, dove un imprenditore di successo aveva abusato ad una festa di una giovanissima, ma senza dubbio la storia di Do ut Des si spinge oltre, portandoci nei confini della violenza e del sadismo commesso da entrambi le parti. E’ un film che farà discutere, ma che decisamente riporta la forza del genere Made in Italy che tutto il mondo ci invidia e copia da sempre.

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