Per non lasciarsi fuorviare, occorre leggere il sottotitolo sulla locandina di Romantiche – nelle sale cinematografiche a partire dal 23 Febbraio 2023 – per meglio comprendere quale spettacolo in fotogrammi dobbiamo aspettarci dall’esordio alla regia della talentuosa Pilar Fogliati, attiva tra grande (Forever young, Corro da te) e piccolo schermo (Un passo dal cielo, Odio il Natale).
Quel “Finché non ci sbatti la testa”, infatti, suggerisce immediatamente che ci troviamo dinanzi ad un’operazione tutt’altro che seriosa e fortemente improntata sul lato sentimentale nell’assistere alle vicende delle quattro giovani figure femminili che, incarnate dalla stessa Fogliati chiaramente memore del trasformista Carlo Verdone del debutto Un sacco bello, occupano la quasi ora e cinquanta di visione.
Quattro figure che seguiamo tramite le conversazioni di ciascuna di esse con una psicologa dal volto di Barbora Bobulova; a cominciare dalla sceneggiatrice aspirante al successo di nicchia venuta da Palermo per alloggiare nel popolare quartiere romano del Pigneto, tra ambienti di artisti, “montatori” e Diane Fleri inclusa nel mucchio.
Un episodio forse non troppo incalzante ma che basta ad avviare il lungometraggio; destinato a proseguire, con tanto di ballo sulle note di Se telefonando di Mina, attraverso quella che è il “frutto discreto dell’aristocrazia”, grottescamente convinta che il sesso non sia altro che una tradizione di famiglia da portare avanti e che lascia emergere un forte retrogusto di scontro sociale quando si trova a lavorare insieme ad un ragazzo marocchino in un forno gestito da Rodolfo Laganà.
Quest’ultimo presente anche nel segmento successivo, comprendente nel cast un Ubaldo Pantani sacerdote e incentrato sul “fiore di provincia” di Guidonia prossima con il carabiniere Vittorio Emanuele Propizio alle nozze; che rischiano di saltare a causa del terzo incomodo Giovanni Anzaldo, impegnato anche ad omaggiare Francesco Nuti intonando Primo Ottobre.
Un omaggio voluto da Giovanni Veronesi, il quale sceneggia insieme a Giovanni Nasta e alla regista Romantiche, sfoggiante il suo momento più interessante nel dialogo tra una Maria Chiara Centorami escort e la pariolina al centro del quarto e ultimo episodio, convinta che i rapporti a pagamento non siano da considerare corna… finché si tratta dei compagni delle altre, però.
Il risultato, dunque, è una commedia in grado di strappare sorrisi e dispensare, al contempo, qualche interessante spunto di riflessione, sostenuta a dovere da una Fogliati che si riconferma eccezionale nel deridere vizi e tic delle italiane fornendo un gradevole quadro antropologico “rosa” al cui interno, considerando la sopra menzionata influenza verdoniana, manca soltanto la coatta di periferia dura e pura. “Purtroppo non le conosco e avrei rischiato di riportarle in maniera errata”, dichiara la protagonista.
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