Il titolo M3gan fa riferimento alla bambola a grandezza naturale che, meraviglia di intelligenza artificiale, è stata progettata dalla Gemma interpretata da Allison Williams, brillante robotica di un’azienda di giocattoli.
La Gemma che, quando si trova improvvisamente a dover diventare la tutrice della nipotina di otto anni Cady alias Violet McGraw, rimasta orfana, impreparata a ricoprire il ruolo di genitore e sottoposta a forti pressioni lavorative decide di abbinare il suo prototipo dell’automa proprio con la ragazzina.
Da qui, come è lecito aspettarsi in un film dell’orrore, cominciano i guai, con tragiche conseguenze dovute ovviamente al fatto che quella che era stata programmata per essere la più grande compagna dei bambini e, al contempo, la maggior alleata dei loro genitori, si rivela non solo in grado di ascoltare, guardare, imparare e insegnare, ma anche di uccidere.
Con l’automa omicida dai connotati più vicini a quelli della mini-killer protagonista del poco conosciuto Dolly dearest – la bambola che uccide di Maria Lease che alle fattezze dell’icona horror Chucky, però, M3gan – nelle sale italiane a partire dal 4 Gennaio 2023 – lascia avvertire una forte mancanza di originalità fin dal plot che prende le mosse da un soggetto a firma del qui produttore James Wan, creatore delle saghe Saw, Insidious e The conjuring.
Del resto, in tempi recenti aveva provveduto già nel 2019 il pessimo reboot de La bambola assassina a proporre una variante robotica dei pupazzi ammazza-gente, quindi la Terminator in miniatura non rappresenta certo una novità nel panorama della paura in fotogrammi.
Una Terminator in miniatura che è anche in grado di emulare voci e che, al timone di regia, Gerard Johnstone non sfrutta oltretutto come avrebbe meritato.
Infatti, se in un primo momento privilegia una lenta progressione narrativa concedendo molto spazio alla presentazione dei diversi personaggi, quando si tratta di far entrare violentemente in azione M3Gan si limita, al massimo, a mostrare un orecchio strappato in maniera impressionante a mani nude.
Per il resto, il consueto e ormai più che abusato messaggio mirato a porre in evidenza la pericolosità di una certa tecnologia avanzata viene filtrato attraverso una sequela di omicidi (pochi) consumati per lo più fuori campo e decisamente privi di fantasia… come pure l’epilogo.
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