Non poteva non essere dedicato al Chadwick Boseman prematuramente scomparso nel 2020 Black Panther – Wakanda forever di Ryan Coogler, sequel del Black Panther che, diretto nel 2018 dallo stesso, ha provveduto a trasferire sul grande schermo T’Challa, il supereroe creato nel 1966 da Stan Lee e Jack Kirby.
Supereroe del Wakanda meglio conosciuto come Pantera Nera e cui, appunto, Boseman concesse anima e corpo portandoci a conoscenza di colui divenuto in possesso di abilità sovrumane dopo aver ingerito l’Erba a Forma di Cuore.
Supereroe, di cui, dunque, in questa seconda avventura apprendiamo immediatamente la morte; prima che ci si sposti ad un anno dopo per ritrovare la Regina Ramonda alias Angela Bassett impegnata con le Dora Milaje (forze speciali del Wakanda) a lottare nel proteggere la propria nazione dalle ingerenze delle potenze mondiali. Al suo fianco, Shuri, M’Baku e Okoye, ovvero Letitia Wright, Winston Duke e Danai Gurira; combriccola destinata ad essere avvertita dal Namor interpretato da Tenoch Huerta, sovrano della civiltà sottomarina nascosta di Talokan, dell’esistenza di una minaccia globale.
Ed è dunque con l’aiuto della War Dog Nakia dal volto di Lupita Nyong’o e dell’agente CIA Everett Ross incarnato ancora una volta da Martin Freeman che gli abitanti del Wakanda uniscono le forze al fine di forgiare un nuovo percorso per il loro regno.
All’insegna di una continuazione che, tra escursioni sottomarine in una Talokan che sembra testimoniare più o meno vaghi echi provenienti dal cinecomic DC Aquaman e consueta abbondanza di elaborati effetti digitali, si rivela più movimentata del decisamente moscio capostipite. Anche se, in ogni caso, non appare troppo incalzante, oltretutto penalizzata da una durata decisamente eccessiva.
Quindi, sebbene azione, spettacolarità e tipica cura generale da blockbuster hollywoodiano multimilionario non manchino, Black Panther – Wakanda forever non si presenta altro che in qualità di ennesimo fumetto in fotogrammi atto ad aggiungere quel poco che serve per poter continuare a sfruttare il franchise dei paladini della giustizia Marvel.
Con Lift me up di Rihanna a fare da colonna sonora, evidente sottotesto sociale riguardante un popolo alla ricerca della propria guida in un mondo che lascia sempre comunque avvertire l’ombra della potenza capitalista a stelle e strisce, tema della maternità tra gli ingredienti principali e, ovviamente, tutto il campionario Disney mirato all’inclusività: dal girl power al black power, fino all’ormai sempre più forzato accenno lesbo.
Solo per completasti e fan marveliani irriducibili che hanno tempo e desideri di starsene seduti buoni e attenti dinanzi a due ore e quaranta minuti circa di visione.
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