Halloween ends: mai dire Myers

Prima che la voce della Laurie Strode interpretata ancora una volta da Jamie Lee Curtis provveda a riassumere velocemente gli eventi narrati nel super classico Halloween – La notte delle streghe diretto nel 1978 da John Carpenter e nei suoi due tardi sequel Halloween e Halloween kills di David Gordon Green, che hanno delineato tra il 2018 e il 2021 la nuova saga del 31 Ottobre ignorandone sia le sette continuazioni culminate in Halloween – La resurrezione di Rick Rosenthal che i due reboot/prequel curati da Rob Zombie, è un anno dopo il massacro attuato nella coppia dei capitoli precedenti che prende avvio Halloween ends.
Ed è qui che, con incluso un omaggio televisivo a La cosa del citato Carpenter in maniera analoga a ciò che il maestro del terrore fece nel capostipite mostrando in un piccolo schermo acceso La cosa da un altro mondo di Christian Nyby e Howard Hawks, conosciamo il giovane Corey Cunningham alias Rohan Campbell, destinato ad essere accusato dell’uccisione del ragazzino cui fa da babysitter.
Ma, anticipando lo spostamento definitivo di ambientazione al 2022, un incidente talmente ridicolo da manifestare un respiro proto-Scary movie spinge subito a pensare che, con David Gordon Green di nuovo al timone di regia, il tanto atteso scontro conclusivo tra la sopra menzionata Laurie e l’invulnerabile serial killer Michael Myers potrebbe tramutarsi in una cocente delusione.
Presentimento che trova purtroppo conferma in tutto ciò che accade in seguito; in quanto, mentre Andi Matichak torna a vestire per la terza volta i panni della Allyson che, nipote della protagonista, comincia ad intrecciare un rapporto amoroso proprio con Corey, oltretutto bullizzato da alcuni coetanei locali, nel tentativo di proseguire l’interessante discorso relativo al rapporto umanità-paura-male introdotto nel riuscito Halloween kills si finisce per snaturare ignobilmente quello che è, da sempre, uno dei più popolari franchise slasher. Un franchise dunque costruito sul movimento a base di fantasiosi omicidi e che, invece, nel caso di Halloween ends dispensa oltre un’ora e cinquanta (!!!) di lenta e noiosa visione dal body count prevalentemente relegato alla sua seconda parte e che impiega decisamente troppo tempo a permettere al boogeyman dalla bianca maschera di entrare in azione.

Jamie Lee Curtis in una scena del film

Evitando di rivelare quale assurda direzione faccia prendere lo script – con tanto di evidenti sottotesti biblici che non testimoniano altro che la forte pretenziosità da parte del regista – all’epopea myersiana, ci limitiamo ad aggiungere che i buoni momenti della carneficina consumata all’interno di uno sfasciacarrozze e dell’uccisione comprendente un mozzamento di lingua risultano soltanto sprecati in quello che, anziché essere un gran finale, si presenta, ahinoi, in qualità di tassello maggiormente capace di incitare a rimpiangere i precedenti dodici… incluso il mediocre Halloween II di Zombie, che almeno rimaneva fedele alla serie senza cercare strade atte a condurla in maniera incosciente in altri sottogeneri dell’horror.

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