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Beast: l’Elba della Savana

Da non confondere con l’omonimo dramma a tinte thriller diretto nel 2017 da Michael Pearce, Beast cala Idris Elba nei panni di un medico che, rimasto vedovo da poco, torna in Sudafrica, dove conobbe la moglie, per intraprendere un viaggio a lungo pianificato insieme alle figlie adolescenti, ovvero Iyana Halley e Leah Jeffries.
Viaggio in una riserva di caccia gestita da un vecchio amico e biologo della fauna selvatica dal volto dello Sharlto Copley di District 9 che, però, è destinato a trasformarsi in breve tempo in un vero e proprio incubo ad occhi aperti.
Perché, sopravvissuto a bracconieri assetati di sangue, un enorme leone inizia a dare filo da torcere al nucleo familiare, consentendo immediatamente d’inserire l’operazione nella branca dell’eco-vengeance (filone costituito da film incentrati su animali assassini) riguardante i temibili felini dalla criniera.
Branca comprendente, tra gli altri, Spiriti nelle tenebre di Stephen Hopkins, Curse of Simba di Lindsay Shonteff, Prey – La preda di Dick Maas e il Savage harvest di Robert E. Collins dalla trama analoga a quella del successivo Prey – La caccia è aperta di Darrell Roodt. Titolo, quest’ultimo, che non può fare a meno di suggerire una forte similitudine di plot proprio con Beast, in quanto improntato, come esso, su una famiglia assediata dai leoni durante una vacanza nel continente nero.
Dunque, considerando anche che le situazioni portate in scena non sembrano discostarsi molto, in fin dei conti, da quelle viste nello spielberghiano Jurassic park, dove al posto del re della giungla a quattro zampe avevamo i dinosauri, risulta subito evidente che la oltre ora e mezza di visione tenda ad offrire uno spettacolo piuttosto privo di originalità.
Uno spettacolo di tensione che l’islandese Baltasar Kormákur – autore, tra l’altro, di Everest e Cani sciolti – gira sfoggiando senza alcun dubbio una certa padronanza del mezzo di ripresa, con tanto di pianosequenza tirati opportunamente in ballo quando necessario.
Ma, man mano che il protagonista si scontra con il predatore a quattro zampe un po’ come Jason Statham affrontava l’enorme pescecane in Shark – Il primo squalo, non appare difficile intuire che Beast, sebbene privilegi il movimento, non sia in grado di regalare allo spettatore qualcosa di realmente esaltante.
Tanto da lasciare soddisfatti, probabilmente, soltanto i profani del genere e da sembrare già pronto per qualche passaggio televisivo dei caldi pomeriggi estivi.

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