Watcher: l’inquilino dell’altro piano

Accolto in maniera molto positiva presso il prestigioso Sundance Film Festival, approda nelle sale cinematografiche italiane il 7 Settembre 2022 Watcher, primo lungometraggio diretto dalla Chloe Okuno occupatasi, tra l’altro, di uno dei segmenti inclusi nel collettivo V/H/S/94.
Un’ora e mezza di visione al cui centro abbiamo la Maika Monroe dell’acclamato horror It follows calata nei panni della giovane Julia, ex attrice trasferitasi a Bucarest per seguire il marito Francis alias Karl Glusman nel suo nuovo lavoro.
Città a quanto pare sconvolta dagli omicidi di un serial killer e dove, mentre tenta di integrarsi in quella che è per lei una nuova realtà, la donna, isolata e senza riuscire a comunicare a causa della non conoscenza della lingua romena,  si accorge di essere costantemente osservata da un misterioso individuo residente nel palazzo di fronte.  Misterioso individuo cui concede anima e corpo un tanto glaciale quanto minaccioso Burn Gorman e che fa in un certo senso sentire Julia tormentata proprio come la Audrey Hepburn di Sciarada, non a caso proiettato in un cinema locale.
Man mano che, tra realtà e paranoia, la protagonista sprofonda in un incubo ad occhi aperti a cui nessuno, compreso il consorte, sembra credere.
Un incubo ad occhi aperti che la Okuno, supportata dalla fotografia di Benjamin Kirk Nielsen, immerge in maniera opportuna in una grigia atmosfera, chiaramente influenzata dagli immortali stilemi hitchcockiani nel filtrare attraverso il genere discusse tematiche quali il gaslighting, lo stalking e l’alienazione.
Sebbene, tra lunghi e bianchi corridoi trasudanti a loro modo inquietudine e qualche piccolo accenno di splatter relegato alla fase conclusiva dell’operazione, risulti evidente che siano anche determinati vecchi thriller firmati da Roman Polanski a rientrare nei modelli in fotogrammi che hanno fornito alla regista l’ispirazione per mettere in piedi The watcher.
In sintesi, quindi, un’opera di sicuro confezionata con professionalità, ma che, priva di particolari sorprese e costruita su eccessivamente lenti ritmi di narrazione, non si rivela altro che un guardabile esercizio di stile forse maggiormente adatto ad una fruizione su piccolo schermo.

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