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Crimes of the future: il Cronenberg sotto la pelle

Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 24 Agosto 2022, Crimes of the future segna il ritorno dietro la macchina da presa per il canadese David Cronenberg, a otto anni dal Maps to the stars che, datato 2014, è stato poi seguito soltanto da un paio di cortometraggi.
Un ritorno che strizza l’occhio al passato del cineasta, considerando che Crimes of the future si intitolò anche uno dei suoi primissimi mediometraggi, con cui, però, non ha nulla a che vedere questa quarta collaborazione tra l’autore de La mosca e il Viggo Mortensen che ha interpretato per lui A history of violence, La promessa dell’assassino e A dangerous method.
Il Viggo Mortensen che, caratterizzato da un look con cappuccio nero rimandante, in un certo senso, all’immaginario bergmaniano su celluloide, in un imprecisato futuro veste i panni di Saul Tenser, capace di sviluppare nuovi organi e, per questo, sfruttato dalla sua compagna ex chirurga Caprice alias Léa Seydoux in performance artistiche atte a mostrare pubblicamente la metamorfosi interna dell’uomo.
Performance che si basano, appunto, su rimozioni chirurgiche, considerando che i disastrosi effetti dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici hanno modificato il corpo degli esseri umani, adesso in grado di attuare continue mutazioni.
Performance decisamente all’avanguardia che, però, attirano sia l’attenzione della Timlin dal volto della twilightiana Kristen Stewart, investigatrice del Registro Nazionale degli Organi, che di un sospetto gruppo sovversivo intenzionato a portare l’umanità al prossimo stadio evolutivo.
E, man mano che viene osservato che la chirurgia rappresenta, al contempo, la nuova arte e il nuovo sesso in una società in cui le infezioni e il dolore sono totalmente scomparsi, privando il corpo dei necessari campanelli d’allarme, non poco evidente risulta la forte critica sociale che colui che ci ha regalato Il demone sotto la pelle muove nei confronti di un’epoca sempre più arida nell’animo e interessata esclusivamente all’importanza dell’estetica.
Critica che, tra governi preoccupati per l’evoluzione umana e un incipit-pugno nello stomaco conseguente all’immagine di un ragazzino impegnato a cibarsi di un cestino di plastica, evidenzia soprattutto tirando in ballo in maniera a suo modo geniale concorsi di bellezza interiore.
Concretizzando lentamente, fotogramma dopo fotogramma, un cupissimo universo in fotogrammi da incubo a venire attraverso cui estremizza ulteriormente gli stilemi del body horror che lo hanno consegnato alla storia del cinema della paura.
Il body horror che in Crimes of the future alterna tra disturbanti sequenze di operazioni chirurgiche e momenti bizzarri come quello del balletto eseguito da un individuo ricoperto di orecchie.
Arrivando a fornire in maniera non sempre chiarissima il proprio punto di vista riguardante il rapporto che lega corpo e tecnologia, ma regalando alla Settima arte, al contempo, un titolo che, altamente coraggioso e non curante di spingersi in esagerazioni visive e contenutissime, convince senza troppi problemi a gridare che il David Cronenberg che conosciamo dagli anni Settanta è ancora vivo e trasudante innovativa creatività.

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