Nope: incontri ravvicinati del terzo Peele

Nei cinema italiani dall’11 Agosto 2022, Nope è il terzo lungometraggio diretto dal vincitore del premio Oscar Jordan Peele, autore dell’Indovina chi viene a cena? horror Scappa – Get out e dell’atipico home invasion Noi.
Un lungometraggio che dal primo dei due citati titoli recupera il protagonista Daniel Kaluuya per calarlo nei panni di OJ Haywood, il quale, gestore insieme alla sorella Emerald alias Keke Palmer di un ranch che fornisce cavalli a Hollywood, considerando che gli affari non vanno bene si vede costretto a vendere il bestiame a Ricky ‘Jupe’ Park, interpretato da Steven Yeun e titolare di un particolare parco dei divertimenti.
Sono loro le principali figure al centro di una vicenda che, con la storica Walk on by di Dionne Warwick a fare da colonna sonora, prende presto una inquietante piega fantascientifica nel tirare in ballo un misterioso oggetto non identificato che fa la propria apparizione tra le nuvole.
Una situazione che porta i due fratelli a cercare di riscattare il proprio nome – in quanto discendenti di colui che apparve per primo in un filmato realizzato dal pioniere del cinematografo Eadweard Muybridge – e la tutt’altro che rosea situazione economica documentando ciò con il supporto di Angel Torres, commesso in una catena di negozi di elettrodomestici interpretato da Brandon Perea, e del direttore della fotografia Antlers Holst, ovvero il Michael Wincott de Il corvo.
Una situazione, dunque, sicuramente analoga a quella che fu al centro del classico spielberghiano Incontri ravvicinati del terzo tipo, ma che Peele sviluppa ponendosi a metà strada tra il Signs di M. Night Shyamalan e la mini-serie televisiva I Langolieri, tratta da Stephen King.

Keke Palmer in una scena del film

E, come di consueto, si rivela cineasta particolarmente dotato nel confezionare immagini trasudanti inquietudini e testimonianti grande padronanza della macchina da presa; ma, a differenza delle sopra menzionate opere precedenti, stavolta non sembra riuscire nell’impresa di fondere a dovere l’immancabile aspetto di critica sociale con quello relativo all’intrattenimento. Tanto che il primo, man mano che si privilegia una lunga e lenta attesa dedicata alla costruzione dei personaggi, finisce per non lasciar bene intendere dove voglia andare a parare, suggerendo al massimo un attacco al bianco yankee colonizzatore tramite la forma dell’astronave simile a quella di un grande cappello da cowboy e il look generale da moderno western sfoggiato dall’operazione. Mentre il secondo, sfociante nel serrato tour de force che caratterizza l’ultima parte delle circa due ore e dieci di visione, dispensa soltanto qualche fugace sequenza efficace come quella da eco-vengeance in cui agisce una aggressivissima scimmia… senza però lasciarne intendere il senso, al servizio di un insieme non totalmente bocciabile, ma tirato decisamente per le lunghe.

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