“Karate man”: la malattia sul ring

Nelle sale cinematografiche dal 26 Maggio 2022, Karate man segna il ritorno al grande schermo per due Claudio: da un lato, dietro la macchina da presa, Fragasso, cineasta proveniente dall’horror made in Italy anni Ottanta (vi dicono nulla After death – Oltre la morte e La casa 5?), dall’altro, davanti all’obiettivo della camera, Del Falco, campione di kickboxing già protagonista di MMA Love never dies di Riccardo Ferrero e Rabbia in pugno di Stefano Calvagna.
Lo stesso Calvagna che, oltretutto, si ritaglia un ruolo di convincente villain invischiato in un giro di scommesse clandestine e cosiddetti “cravattari” nella circa ora e venti di visione ispirata in buona parte alla vera vita di Del Falco, atleta che ha trovato fin da bambino la forza di combattere attraverso lo sport la malattia che lo affligge. Con le fattezze dell’ottimo Niccolò Calvagna di Un Natale stupefacente, nonché figlio del citato Stefano, è infatti anche nella sua giovanissima versione che lo vediamo impegnato nell’apprendere la filosofia del karate; man mano che scopriamo che rischia di perdere la propria palestra ereditata dal padre e che si trova quindi costretto ad allenarsi duramente per affrontare un tutt’altro che facile incontro di MMA.
Perché, mentre a supportarlo abbiamo il vero asso del karate Stefano Maniscalco al suo debutto nell’ambito della Settima arte, è evidente che lo script a cura della fida collaboratrice fragassiana Rossella Drudi tenda volutamente a strizzare l’occhio al super classico sportivo Rocky; come pure le cavalcate della coinvolgente colonna sonora composta da Demo Morselli, infarcita di funzionali echi orientaleggianti che sembrano quasi richiamare, a tratti, le musiche di A better tomorrow di John Woo.
Quel John Woo da cui il buon Fragasso dimostrò di aver imparato la lezione tecnica già ai tempi di Palermo Milano solo andata, a metà anni Novanta, e che ancora oggi omaggia chiaramente tramite l’introduzione di ralenti e fermo immagine nelle belle sequenze di combattimento, oltretutto supportato dal ritmatissimo montaggio di Andrea D’Emilio.
Sequenze di combattimento che, insieme ad un momento altamente drammatico al cui centro troviamo Del Falco e il bravvo Marco Aceti di Lettera H, finiscono per rientrare nei maggiori punti di forza di Karate man, dramma sul ring dall’accennato retrogusto action complottistico (nel mucchio, una hacker interpretata da Gabriela Teleaga) che concede spazio, però, soprattutto ai sentimenti. In quanto, al di là del comparto muscolare sfoggiato, comprendente inoltre il fighter Michele Verginelli, fondamentale è la storia d’amore che Claudio ha con la fisioterapista Anne Garcia, tormentata da un violento ex compagno in possesso dei connotati del promettente Gianluca Potenziani. Il resto, sorvolando su alcune non riuscitissime sovrapposizioni d’immagine probabilmente penalizzate dal basso budget a disposizione, lo fa la splendida fotografia di Dario Germani… al servizio di un’operazione che guarda sì allo spettacolo in fotogrammi odierno, ma col cuore fortemente e romanticamente legato alla celluloide di genere del XX secolo.

Guarda il trailer