La curiosità più grande legata a Firestarter, in arrivo nelle sale cinematografiche italiane il 12 Maggio 2022 e derivato da L’incendiaria di Stephen King, risiede nel fatto che a curarne le musiche sia nientemeno che il maestro dell’horror su celluloide John Carpenter, affiancato dal figlio Cody e da Daniel A. Davies.
Del resto, poi sostituito dal Mark L. Lester che ci avrebbe regalato in seguito veri e propri cult dell’action in fotogrammi quali Commando e Classe 1999, doveva inizialmente essere proprio colui cui dobbiamo Halloween – La notte delle streghe e La cosa a firmare nel 1984 Fenomeni paranormali incontrollabili, tratto dal medesimo romanzo kinghiano che funge da materiale di partenza per questa trasposizione d’inizio terzo millennio.
Trasposizione che arriva oltretutto a vent’anni esatti dal sequel televisivo in mini-serie L’incendiaria, diretto nel 2002 da Robert Iscove, e che, però, pone in scena una piccola protagonista più o meno vagamente simile nel viso alla Drew Barrymore della citata pellicola di Lester.
Protagonista che porta il nome di Ryan Kiera Armstrong e che, vista in It – Capitolo due, come di consueto è in possesso di straordinari poteri psicocinetici che le consentono di provocare incendi utilizzando la mente. Un dono che la porta ad essere l’oggetto del desiderio di un’oscura agenzia federale, intenzionata a sfruttarla per poter trasformare quel fuoco in un’arma di distruzione di massa; mentre i genitori, interpretati da Zac Efron e Sydney Lemmon, cercano in ogni modo di proteggerla, man mano che la sua facoltà diventa sempre più difficile da tenere sotto controllo.
Ed è un misterioso agente federale dal volto di Michael Greyeyes a dare la caccia al nucleo familiare, completando insieme al Kurtwood Smith di Robocop e alla Gloria Reuben della serie tv Mr. Robot il cast principale della oltre ora e mezza di visione. Una oltre ora e mezza di visione che, proprio come nel caso del lungometraggio lesteriano, più che dalle parti del puro film dell’orrore si aggira da quelle dei thriller spionistici d’impronta soprannaturale, un po’ come Fury di Brian De Palma e Scanners di David Cronenberg.
Ma il Keith Thomas responsabile del soporifero The vigil posto al timone di regia non aiuta certo l’operazione, che, se da un lato non manca di situazioni involontariamente esilaranti come quella in cui viene coinvolto un gatto, dall’altro non riesce in alcun modo a trasmettere tensione e suspense allo spettatore, rivelandosi non poco fiacca.
Se poi aggiungiamo che i “focosi” effetti digitali – che dovrebbero rappresentare la punta di diamante di Firestarter – non convincono in più di un’occasione, è evidente che ci troviamo dinanzi all’ennesimo tentativo di continuare a raschiare il fondo del barile riproponendo senza troppa fantasia rivisitazioni dei lavori del Re su carta del Maine (parliamoci chiaro, anche Fenomeni paranormali incontrollabili non rientrava tra le migliori riduzioni di un suo testo). Tentativo, questo, che avrebbe probabilmente funzionato meglio sul piccolo schermo o nel mercato dell’home video.
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