Vecchie Canaglie

“Vecchie canaglie”: l’odissea nell’ospizio di Chiara Sani

Dedicato a suo padre, Vecchie canaglie – in arrivo nelle sale cinematografiche il 5 Maggio 2022 – rappresenta il debutto dietro la macchina da presa per l’attrice Chiara Sani, vista, tra l’altro, negli avatiani Ma quando arrivano le ragazze? e Il Papà di Giovanna.
La Chiara Sani figurante anche nel cast della circa ora e quaranta di visione incentrata su sei anziani che, ospiti di una piccola casa di riposo, escogitano di tutto al fine di ostacolare i piani della cinica e avida proprietaria dell’immobile, la quale ha deciso di metterla all’asta.
Anziani capitanati da un Lino Banfi che, affiancato, tra l’altro, dal Pippo Santonastaso con cui ha più volte condiviso il set (ricordiamo soltanto Spaghetti a mezzanotte di Sergio Martino e Pappa e ciccia di Neri Parenti), si fa aiutare dal figlio poco di buono interpretato da Claudio “Greg” Gregori. Quest’ultimo figurante anche tra gli autori della colonna sonora del lungometraggio, riecheggiante non poco sonorità anni Cinquanta e Sessanta, con Atlantis di Donovan palesemente omaggiata.
Tutti nomi che, insieme ad una Federica Cifola dottoressa, una Noemi Gherrero svampita infermiera e un Gianni Fantoni con moglie assillante, vanno ad incastonarsi in un valido comparto attoriale per lo più proveniente dalla commedia degli anni Ottanta; da Andy Luotto ad un Andrea Roncato in camice da primario.

Da sinistra, Claudio “Greg” Gregori, Lino Banfi e Pippo Santonastaso in una scena del film

Senza contare Gino Cogliandro dei Trettrè che, incarnando un personaggio chiamato Vivalafi’ (!!!), lascia immediatamente intuire, però, quanto Vecchie canaglie fallisca sul fronte della risata; soprattutto perché indeciso se prendere la strada del pecoreccio infarcito di doppi sensi poco eleganti, del black humour o dell’ironia di taglio demenziale (si pensi alla vecchietta che balza sul muro alla maniera di Spider-man).

Andrea Roncato nel ruolo del Professor Palazzo

E non si tratta dell’unico problema dell’operazione, che la Sani confeziona inanellando le diverse situazioni attraverso il banale ricorso a fondu di apertura e chiusura. Conferiendo esclusivamente l’impressione di trovarci dinanzi ad un collage di sketch d’impostazione piuttosto teatrale. Collage che, nel tentativo di ribadire che non è mai troppo tardi per prendere in mano la propria vita, non fatica nell’apparire oltretutto tirato per le lunghe. Decisamente noioso nonostante l’abbondanza di movimento.

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