“Dopo le nuvole”: l’essenza del maestro Federico Fellini nel film di Matteo Paba

Dal 31 gennaio è nelle sale italiane Dopo le nuvole, il film di Matteo Paba, scritto con Rustam Ibraimov, direttore della fotografia kazako.
Questa pellicola nasce da una semplice domanda: “Come sarebbe stata la vita di un giovane illustratore come Fellini oggi?”.
Fred, Bianca, Max, Fausto, Dora e Carla trasportati sul grande schermo da Luca Binotti, Viola Dini, Gionatan Parisi, Giulia Buda, Nicolò Gorza e Aiko Riceputi Steil, sono sei ragazzi riminesi che si ritrovano finita la maturità a dover decidere del proprio futuro e del percorso lavorativo che vorranno intraprendere. E tra loro c’è chi ha una spiccata vena artistica e che teme di dover emigrare per poter lavorare, lasciare indietro gli amici, gli amori, la famiglia, così come dovette fare Fellini. E sarà proprio il grande maestro a fare da specchio per un’ansia giovanile che si fonda su una precarietà che predilige il profitto sopra la creatività, e che impone dolorose decisioni nel passaggio all’età adulta.
Dopo le nuvole è un progetto realizzato da Claudio Bucci, produttore della Stemo Production e oggi della Toed Film, da sempre impegnato alla valorizzazione del cinema indipendente, e che anche stavolta ha avuto la coraggiosa intuizione di sfidare le tendenze e le problematiche causate dalla pandemia in corso, in cui la crisi delle sale cinematografiche favorisce i prodotti “globalizzati” delle piattaforme.
La vicenda è ambientata nel delizioso panorama di Borgo San Giuliano e Marina Centro, grazie a giovani nomi del panorama emiliano-romagnolo e da attori provenienti dalle scuole di recitazione del circondario.
Il succo della storia, come si evince dalla visione del film portato sul grande schermo da Matteo Paba, si può tranquillamente rispecchiare anche in un estratto del saggio La terza età, di Simone de Beauvoir, con la frase: “Alla società interessano gli individui soltanto nella misura in cui essi sono redditizi. I giovani lo sanno. La loro ansietà nel momento d’affrontare la vita sociale è simmetrica all’angoscia dei vecchi al momento in cui ne sono esclusi”.