Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 20 Gennaio 2022, Aline – La voce dell’amore prende ispirazione dalla vita della famosa cantante canadese Céline Dion, conosciuta in particolar modo dal grande pubblico per la My heart will go on che fece nel 1997 da colonna sonora al pluripremiato kolossal Titanic, diretto da James Cameron.
La My heart will go on che, ovviamente, non manca all’interno delle oltre due ore di visione in questione, insieme ad altri brani più o meno celebri quali Going to a town, All by myself e I’m alive.
Oltre due ore di biopic non ufficiale, in quanto, come già accennato, soltanto ispirato alla figura della Dion, rinominata sul grande schermo Aline Dieu e incarnata nientemeno che dalla regista stessa del film: la francese Valérie Lemercier, autrice, tra l’altro, di È arrivato nostro figlio, nonché attrice dalla lunga filmografia comprendente, nel mucchio, Il piccolo Nicolas e i suoi genitori e Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà.
Una Lemercier che, quindi, mira in maniera principale a raccontare in fotogrammi una storia d’amore, tirando quasi subito in ballo il produttore musicale Guy-Claude alias Sylvain Marcel; il quale, oltre a prefiggersi lo scopo di rendere Aline la più grande cantante del mondo, finisce per diventarne la dolce metà.
Un innamoramento che crea non poche discussioni tra la giovane voce straordinaria e sua madre, ovvero la Danielle Fichaud dal curriculum prevalentemente televisivo, contraria al fatto che la figlia intenda legarsi sentimentalmente ad un uomo molto più grande di lei.
Un aspetto, quest’ultimo, che caratterizza una prima parte di Aline – La voce dell’amore, destinato poi ad evolversi narrativamente alternando le vicissitudini private della protagonista – con tanto di nascita di prole – e le sue esibizioni che ne accompagnano fotogramma dopo fotogramma il raggiungimento del successo.
Ma, sebbene la confezione estetica risulti piuttosto curata e le performance degli elementi del cast non appaiano affatto disprezzabili, si avverte molto facilmente una certa fiacchezza generale che, di conseguenza, porta lo spettatore ad essere tutt’altro che coinvolto. Perché, quando si concepisce un prodotto atto a ripercorrere l’esistenza di una star dell’universo in note la verve è un ingrediente obbligatorio e necessario. Pensiamo soltanto ad autentici classici del filone come La bamba di Luis Valdez e Great balls of fire! – Vampate di fuoco di Jim McBride.
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