Domenica 17 ottobre alle 13.15 al Salone del Libro di Torino (Sala Ambra, Padiglione 1) appuntamento con la filosofa levinasiana Francesca Nodari, fondatrice e direttrice del Festival “Filosofi lungo l’Oglio” e Roberto Revello, direttore editoriale di Mimesis Edizioni che presenteranno, con l’autore in collegamento streaming, il nuovo libro di Haim Baharier Generare è rispondere o domandare?. Il volume fa parte della collana «Chicchidoro», diretta da Francesca Nodari, che ne ha curato anche l’ampia introduzione. A moderare l’incontro Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino.
“Se vogliamo dare una definizione del verbo generare, oggi, generare è imparare a decostruire le certezze, imparare a non pensare alle identità forti, imparare a dare”. Haim Baharier, uno dei massimi talmudisti viventi, si mette in cammino sul sentiero della generazione, per comprenderne il senso profondo. Il libro, attualissimo, pone l’attenzione sul generare in un tempo sterile come quello pandemico, che abbiamo vissuto e stiamo continuando a vivere. Il destino oggi sgomita, pretende di imporsi. È facile perdersi se non si traduce con esattezza il senso delle cose e il significato delle parole. In questo fulgido scritto, la ricerca curiosa di Haim Baharier, che spazia tra saggezza biblica e approccio ermeneutico, si mette in cammino sul sentiero della generazione, per comprenderne il senso profondo. “Il destino è la storia che comunque si fa, la storia di cui siamo oggetto e di cui dovremmo invece essere soggetto.”
Nato a Parigi nel 1947 da genitori ebrei di origine polacca, entrambi passati attraverso l’orrore di Auschwitz, Haim Baharier ha compiuto studi scientifici in Francia e negli Stati Uniti. È stato allievo di Emmanuel Levinas, uno dei maggiori filosofi del Novecento, di Léon Askenazi, il padre della rinascita del pensiero ebraico in Francia e del Maestro Israel di Gur. Fin da piccolo ha incontrato figure di altissimo livello da Albert Einstein a Monsieur Chouchani, clochard geniale apparso nella Parigi degli anni Cinquanta e poi misteriosamente svanito nel nulla. All’apparenza un clochard era in grado di stupire chiunque per la sua sapienza enciclopedica, che lo rendeva capace di spaziare da un capo all’altro dello scibile. A quel clochard poliglotta, maestro insigne del talmud, Baharier dedica La valigia quasi vuota in un racconto teso tra una biografia impossibile, quella di Chouchani, e un’autobiografia involontaria fatta di luoghi, incontri, persone, aneddoti, insegnamenti.
Matematico e psicoanalista, è tra i principali studiosi di ermeneutica biblica e di pensiero ebraico. Interviene come visiting professor in diverse facoltà italiane ed estere e in summit mondiali. Gli interventi e i percorsi di formazione da lui elaborati si ispirano alla saggezza biblica e si fondano sull’approccio ermeneutico. Ha tenuto numerosi cicli domenicali di lezioni al Teatro Dal Verme di Milano che hanno registrato ogni volta il tutto esaurito. Tra i suoi libri ricordiamo: Le dieci parole. Il decalogo come non lo hai mai sentito raccontare, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2011; I fini ultimi. La cura responsabile, Asmepa Edizioni, Bologna 2012; Il tacchino pensante, Garzanti, Milano 2008; Qabbalessico, Giuntina, Firenze 2012; La valigia quasi vuota, Garzanti 2014; La Genesi spiegata da mia figlia, Garzanti, Milano 2015; Il cappello scemo, Garzanti, Milano 2021.