Da alcuni anni i social network rappresentano la sede ideale per esprimere liberamente il proprio parere, nonostante ultimamente pare aumentare la frequenza di censura da parte dei gestori delle singole piattaforme. Su Facebook e Twitter, ma anche sui gruppi WhatsApp, ogni giorno si scatenano le polemiche più agguerrite, molto spesso istigate da post specifici che fanno pensare ad una volontà mirata degli autori proprio per aumentarne la visibilità. Più commenti genera un post e più lo stesso viene messo in evidenza sulla pagina. Persino i popolari quotidiani nazionali hanno modificato lo stile della titolazione dei propri articoli online, al fine di sensibilizzare maggiormente il lettore ancora prima di entrare nel link di riferimento e leggerne l’intero contenuto.
Commentare sui social, indipendentemente se si utilizza un profilo reale o fake, fa sentire quasi più sereni, “nascosti”, permettendoci così di sbilanciarsi oltre ciò che avremmo potuto fare in presenza. Ed ecco che emergono i cosiddetti “leoni da tastiera”, oppure gli “haters”, o ancora i “troll”, con le tipiche aggressioni verbali o prove di coraggio che difficilmente adotterebbero escludendo l’ambito del virtuale.
In un contesto simile anche gli insulti e le diffamazioni fioccano in abbondanza, ignorando che, anche in questi casi, la legge può adottare gli opportuni provvedimenti, in alcune circostanze persino più severi di quando si possa prevedere.
Ma cosa si rischia esattamente a insultare sui social? E inoltre come procedere in un’azione legale? Angelo Greco, noto avvocato spesso presente in tv, da tempo offre al pubblico un servizio di informazione legale, come quello proposto anche sul suo canale YouTube. Uno dei suoi video (vedi sotto) è dedicato proprio alle conseguenze di chi insulta altri utenti sui social network.