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“Viziata da una ventenne”: le passioni perverse di Greta come grido di libertà

Intervista a Greta Corel

Nata e vissuta a Torino negli anni ‘80, Greta non aveva mai immaginato di scrivere e pubblicare un romanzo, per di più con un titolo forte, che non nasconde affatto la tematica di fondo: Viziata da una ventenne. Il libro, pubblicato senza nessuna aspettativa nel 2016, si è rivelato, nel tempo, un vero e proprio successo editoriale, superando così qualsiasi previsione dell’autrice esordiente. Eppure le passioni dell’enigmatica scrittrice torinese sono sempre state la cucina e la fotografia, anche se attualmente non fanno parte della sua professione di agente immobiliare.
Greta CorelForse è proprio il mistero che ruota intorno alla figura di Greta Corel a rappresentare il principale elemento che stuzzica l’interesse dei suoi lettori, prima ancora del contenuto delle sue storie. «Capisco perfettamente la curiosità nel cercare di sapere qualcosa su di me, la mia vita privata – confida Greta, alla sua prima intervista dopo quattro anni dalla pubblicazione del libro – ma ho da subito preferito dare spazio unicamente ai miei racconti, come se io non esistessi, e che le mie storie fossero create da una sorta di coscienza collettiva, come quella teorizzata da Carl Jung, uno dei miei autori preferiti».

E nella vita privata sei una persona altrettanto riservata?
«Abbastanza, ma come lo sono tante altre persone. Non amo apparire, mettermi al centro dell’attenzione come persona. Credo invece che i concetti, gli ideali in cui si crede, così come certe fantasie che in qualche modo possano smuovere le emozioni, siano meritevoli di essere veicolate».

Quanto c’è di reale di te nel personaggio che appare ai tuoi lettori?
«Innanzitutto non mi considero un personaggio. Greta è il mio reale nome di battesimo e l’ho voluto affiancare ad un cognome fittizio non solo per una questione di privacy, a cui tengo molto, come del resto avrete capito, ma anche per rendere l’interno nome più “musicale” di quello reale. E spero di esserci riuscita».

Sappiamo che ricevi molti messaggi dai tuoi lettori. Cosa ti chiedono in prevalenza?
«Sono molto curiosi di saperi chi sia io veramente, la mia vita privata, qualche mia foto. Meno persone invece mi chiedono cosa mi avesse spinto a scrivere questo mio romanzo e se ci fosse qualcosa di autobiografico».

Allora quest’ultima curiosità te la poniamo noi…
«L’ispirazione al mio romanzo è scaturita dalla fantasia. Nulla di autobiografico, anche se devo ammettere che durante l’ultimo anno di liceo, a Torino, presi realmente lezioni private di inglese e la mia insegnante aveva un suo fascino. Non nascondo che all’epoca, così come oggi, è sempre albergata in me la curiosità di provare un’esperienza intima con una donna. Tuttavia sono sempre stata eterosessuale. Rispetto a quell’esperienza dell’ultimo anno di liceo, in cui prendevo lezioni private di inglese, nel mio libro ho voluto capovolgere la situazione, ovvero l’insegnante che rimane attratta dall’allieva».

Al di là della pura emozione e passione, ingredienti tipici di questa storia, c’è un messaggio specifico che hai voluto veicolare?
«Sono convinta che il coinvolgimento emotivo e passionale, per molti aspetti piuttosto estremizzati nel mio libro, siano il terreno migliore per spingere i lettori a riflettere su alcune tematiche molto controverse della nostra epoca, e ancor di più in passato: i pregiudizi e i sensi di colpa. Ma credo che anche il non essere egoisti e rispettare le credenze altrui siano dei valori da esplorare con particolare attenzione».

Quando avremo modo di lettere un tuo nuovo libro?
«Spero presto! Da diverso tempo sto preparando una raccolta di storie, dei racconti brevi, dove poter dare sfogo alle nostre svariate fantasie, come se fossero una risposta alle imposizioni ideologiche che la società odierna vorrebbe sempre di più esercitare».

Che tipo di imposizioni?
Ho sempre di più l’impressione che alcuni diritti fondamentali dell’essere umano siano violati e che una censura invisibile possa in qualche modo manipolare i valori e le credenze più intime di ogni persona. Questa prospettiva mi inquieta abbastanza e sta persino rallentando il mio flusso creativo».