Intervista con Marco Stabile

Intervista con Marco Stabile, da Colorado al Teatro Nuovo di Milano

Dal 10 al 19 maggio, al Teatro Nuovo di Milano, andrà in scena il musical A Bronks Tale, con la regia di Claudio Insegno, che vede, tra il cast, la partecipazione di Marco Stabile, l’artista eclettico che ha conquistato il pubblico televisivo di Colorado (Italia 1), grazie al personaggio Fulvio e il tormentone “Geo geo geo geografia”. «È un personaggio che facevo da anni con i miei amici intimi: in casa, a cena», rivela Marco Stabile. «Mi piacciono le fissazioni delle persone. Ad esempio una delle mie più grandi amiche cambia hobby ogni 2 mesi: tennis, tromba, serie tv, agopuntura. Questa cosa mi fa davvero ridere. Ho iniziato a ironizzare su un personaggio che fosse così ossessionato dalla geografia, da trovare nella quotidianità applicazione della materia in ogni situazione. Nei live che farò il personaggio sarà un po’ più ampliato».

Attraverso questo personaggio porti in scena le tue splendide vocalità canore, ci racconti un po’ del tuo percorso artistico?
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Fin da piccolo ho avuto davvero una passione feroce sia per la recitazione sia per il canto. Dopo una prima fase in cui volevo diventare un cantante pop rock, ho iniziato a studiare in Accademia, in parallelo mi sono Laureato in Comunicazione… e alla fine ho continuato a recitare e cantare. Il teatro è stato il luogo perfetto in cui esprimere al meglio ciò che so fare».

A portarti in scena a Colorado è stato Paolo Ruffini come è avvenuto l’incontro?
«Paolo Ruffini è stato sicuramente la persona a cui devo questa esperienza. Lo conoscevo da tempo. Lo stimo molto perché è un lavoratore incredibile e soprattutto un sognatore senza paura. Lui mi ha visto in scena come protagonista di Kinky Boots e a cena mi ha detto: perchè non fai un provino per Colorado? Porta un personaggio.
Così è iniziata la trafila di audizioni, finché non ho visto una storia di Belen in cui Paolo mi nominava: stavano parlando delle new entry del programma. Paolo è un artista generoso e non è una cosa scontata. Non è facile trovare artisti che abbiano capito che c’è spazio per tutti. Io mi ritengo fortunato perché nella mia carriera ne ho incontrati vari. Pino Insegno e lo stesso Renato Zero mi hanno dato tantissimo».

Poi nello sketch è arrivata Belen ed e stato subito “amore”…
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Io ero e sono un fan di Belen. Inizialmente il mio Fulvio era innamorato di una ragazza della scuola che si chiamava Italia. Poi Paolo e gli autori di Colorado hanno pensato di coinvolgere Belen… Ed io ero felicissimo. “Come è Belen?” È la domanda quotidiana di questo momento della mia vita… e posso dirti che lei merita tutto il successo che ha. Non è solo una questione di bellezza, e per me lei davvero è una delle donne più belle che io abbia mai visto. Lei ha un qualcosa in più, un’ironia, un talento e un’energia che sono decisamente vincenti».

Colorado

Marco Stabile, Belen Rodriguez e Paolo Ruffini

Ci racconti qualche aneddoto legato alla registrazione delle puntate?
«Posso dirti che durante la prima puntata ero molto emozionato, poco prima di salire sul palco avevo la tachicardia. Poi come al solito l’incontro col pubblico mi placa e mi realizza.
Il momento che ho preferito è la cena dopo la registrazione. Sembra davvero una squadra di calcio che va a cena dopo la partita. Un gruppo di più di venti comici! Immagina quanto potevo ridere!».

Sarai ora in scena dal 10 al 19 Maggio al Teatro Nuovo di Milano con lo spettacolo A Bronx Tale, diretto da Claudio Insegno, di cosa si tratta?
«In seguito alla fortunata trasposizione cinematografica della pièce basata sulla storia del candidato all’Oscar Chazz Palminteri, nel film Bronx (1993), diretto da De Niro e alla prima messa in scena a Broadway (2007) con la regia di Jerry Zaks, nasce A Bronx Tale – TheMusical, con la regia di Robert De Niro e del pluripremiato ai Tony Awards, Jerry Zaks, con le musiche di Alan Menken.
In Italia la regia è di Claudio Insegno e le coreografie di Luca Peluso.
23 attori in scena per raccontare una storia molto intensa in cui parliamo di amore, di razzismo e delle scelte che facciamo nella vita. Vi aspetto a teatro!».