Rosario Terranova, dal cinema al teatro ricordando Franco Franchi

In questi giorni è in sala Bene ma non benissimo, il film che segna il debutto alla regia di Francesco Mandelli, e che vede tra gli interpreti Rosario Terranova, nel personaggio di Salvo Morvillo, padre di Candida (Francesca Giordano), una ragazza orfana di madre, che si trasferisce dal sud al nord Italia. «Me ne sono subito innamorato, la storia mi ha fatto emozionare», racconta l’attore palermitano ricordando la sua primissima impressione dopo aver letto la sceneggiatura. «Interpretare il ruolo non semplice di un Padre, non essendolo nella vita, con una ragazzina in età critica e con problemi economici, era una bella scommessa con me stesso, una prova e possibilità attoriale che si è presentata, dove ho dato tutto me stesso e spero di esserci riuscito».

Rosario TerranovaIl film è stato presentato anche al BAFF. Che ricordo hai di questa recente esperienza?
«Quando cresci con la magia del cinema e poi ti ritrovi ospite ad un Festival così importante e che hai sempre seguito, a presentare un film che ti vede protagonista, incontrare premi Oscar e registi, dividere la passerella con loro è un sogno che si avvera e che resterà per sempre».

Credi di poter dare il massimo nei ruoli comici o drammatici?
«Purtroppo spesso vieni etichettato con un ruolo e diventa difficile sdoganarti un po’ dall’essere comico o poter regalare emozioni diverse al tuo pubblico. Con questo film ho avuto la possibilità, prima per me stesso, e la conferma che l’essere attore è un completamento di ruoli, personaggi e vite diverse che ti cuci addosso e che indossi».

Quale è stato secondo te il momento decisivo della tua carriera artistica, il punto di svolta?
«Essere partito dalla mia Palermo e aver vinto il Premio Charlot è stata la svolta, si sono aperte le porte della TV ed è arrivata la visibilità, da lì è iniziato tutto».

Quest’anno porterai in teatro, a Palermo, lo spettacolo Franco Franchi: L’ultimo dei comici. Che ricordo hai di lui e cosa credi abbia lasciato come eredità nella comicità italiana?
«Quest’anno aprirò finalmente quel cassetto che ho tenuto chiuso. E’ il mio omaggio alla musa che ha ispirato ogni mio personaggio, ogni mio respiro su di un palcoscenico o dietro una macchina da presa. Sono cresciuto artisticamente con lui, sin da bambino era ed è il mio tutto. Ho il grande rammarico di non averlo mai incontrato. Lui ha lasciato un vuoto incolmabile e che tale resterà. Lo considero, a buon diritto, il rappresentante definitivo, l’archetipo di una intera categoria, per l’appunto, l’ultimo dei comici».

E lo spettacolo come sarà strutturato?
«Lo spettacolo, che avrà la regia di Francesco Saverio Morese, già mio autore in RAI, sarà un monologo tra teatro e canzone. Canterò le sue canzoni, raccontando l’altra faccia di Franco Franchi, ma lo spettacolo sarà anche una confessione ed un confronto: porterò alla luce gli aspetti incredibili e struggenti della sua vita».