Tratto da La paranza dei bambini di Roberto Saviano (edito per l’Italia da Feltrinelli), ispirato a fatti di cronaca, sarà nei cinema italiani, dal 13 febbraio, l’omonimo film diretto da Claudio Giovannesi, incentrato sulla delicata questione del rapporto tra adolescenza e vita criminale.
La vicenda è ambientata a Napoli, dove sei quindicenni (Nicola, Tyson, Biscottino, Lollipop, O’Russ, Briatò) vogliono fare soldi, comprare vestiti firmati e motorini nuovi. Giocano con le armi e corrono in scooter alla conquista del potere nel Rione Sanità. Con l’illusione di portare giustizia nel quartiere inseguono il bene attraverso il male. Sono come fratelli, non temono il carcere né la morte, e sanno che l’unica possibilità è giocarsi tutto, subito. Nell’incoscienza della loro età vivono in guerra e la vita criminale li porterà a una scelta irreversibile: il sacrificio dell’amore e dell’amicizia.
«Vivere i sentimenti fondamentali dell’adolescenza nella vita criminale è impossibile», sottolinea il regista. «E’ un bisogno che esplode nel protagonista ma che non può essere più vissuto. Anche se il percorso di malavita non è un desiderio innato nei ragazzi, ma nasce come conseguenza di una condizione di illegalità diffusa, il film non vuole avere un punto di vista sociologico. Scegliamo il punto di vista dei ragazzi, senza giudicarli, e mostriamo i loro sentimenti di adolescenti in relazione all’esperienza del crimine e all’ambizione del potere: la narrazione della parabola criminale è sempre in funzione del racconto delle loro emozioni, delle storie di amicizia e di amore che proprio a causa della vita criminale sono destinate a morire».
Claudio Giovannesi è riuscito a raccontare il percorso criminale vissuto a 15 anni, con le conseguenti rinunce, il confronto con i sentimenti, i legami di fratellanza, gli amori, entrare in conflitto con l’ambizione e con la lotta per il potere.
Secondo Roberto Saviano la nostra visione del mondo determina ciò che produciamo: «Se il nostro mestiere è quello di scrivere, il racconto risponderà a un desiderio, quello di modificare, attraverso le parole, ciò che vediamo attorno a noi e che crediamo non funzioni. Quando da giovane iniziai a scrivere, mandavo i miei racconti a un intellettuale italiano che stimavo molto. Glieli mandavo stampati su carta, via posta ordinaria. E lui con una lettera, che conservo ancora, mi rispose: “Scrivi bene, ma scrivi stronzate. Ho visto il tuo indirizzo: apri la finestra, guarda fuori e scrivi ciò che vedi”. Così feci, e iniziai a scrivere di criminalità organizzata, e non perché guardando fuori dalla finestra fosse l’unica cosa che vedessi, ma perché era forse l’unica cosa a non essere visibile a occhio nudo, ma a essere comunque presente in ogni aspetto della vita non solo di chi campa in certe province del sud Italia».
Per la scelta dei protagonisti si è fatto un lungo processo di casting, incontrando più di 4000 ragazzi tra i 14 e i 18 anni, del tutto esordienti, cercati nei loro ambenti, tra quartieri di Napoli, nella loro quotidianità. E alla fine sono arrivati a scritturare Per Francesco Di Napoli (Nicola), Artem Tkachuk (Tyson), Alfredo Turitto (Biscottino), Ciro Vecchione (O’Russ), Ciro Pellecchia (Lollipop) e Mattia Piano Del Balzo (Briatò) e altri. Nel cast anche Renato Carpentieri nel ruolo di Don Vittorio.
Il film, in concorso in questa 69° edizione del Festival di Berlino, è prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra per Palomar, in collaborazione con SKY Cinema e TimVision.
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