A private war

Al cinema “A Private War”, il ritratto di Marie Colvin

A private warLa vera storia di Marie Colvin, coraggiosa e talentuosa reporter di guerra che lavorò per il settimanale britannico The SundayTimes dal 1985 al 2012, approda sul grande schermo con A private war, un film emozionante che svela la dura e cruda realtà dei recenti conflitti militari in Medio Oriente. La regia è di Matthew Heineman, tratto dall’articolo di Vanity Fair “Marie Colvin’s Private War”, scritto da Marie Brenner.
Il ruolo della corrispondente di guerra è magistralmente interpretato da Rosamund Pike. Con lei troviamo Jamie Dornan, Tom Hollander e Stanley Tucci.
Marie Colvin (Rosamund Pike), un’espatriata di origine americana che lavora a Londra come corrispondente di guerra per il Sunday Times, è la prima giornalista straniera a riuscire ad entrare nello Sri Lanka occupato dalle Tigri Tamil. Ignorando un vecchio divieto peri giornalisti, attraversa il Vanni e scopre una ben celata crisi umanitaria per i 500.000 civili che vivono lì. Dopo aver presentato la storia di quella crisi vissuta in prima linea, Colvin torna indietro attraverso il territorio in mano al governo, ma viene catturata durante gli scontri tra le truppe cingalesi e le Tigri Tamil. Viene colpita dalle schegge di un razzo e alla fine perde la vista dell’occhio sinistro.
Nonostante la sua ferita, Colvin si rifiuta di appendere al chiodo il suo giubbotto antiproiettile. Invece, indossa una benda nera sull’occhio e fa un’apparizione pubblica per ritirare il premio di Giornalista Britannico dell’anno, dove ha uno scontro verbale molto teso con il suo caporedattore del Sunday Times,Sean Ryan (Tom Hollander). È chiaro che la giornalista non ha intenzione di rinunciare alla sua vocazione.
«Profondamente preoccupato dalle minacce che ciò pone alla società – dichiara il regista – sono stato ispirato per fare A Private War dalla leggendaria corrispondente di guerra Marie Colvin. Una delle più famose giornaliste del nostro tempo, Colvin era uno spirito assolutamente senza paura e ribelle, pronta a correre enormi rischi per ottenere una storia».
Heineman ha voluto così raccontare la storia di questa donna nel modo più completo e veritiero possibile, così come la Colvin ha fatto con i suoi reportage. «Per me, è stato un percorso incredibile. Mi sono innamorato di Marie», dice Heineman. «Sento una vera connessione con lei –con il mio background come regista di documentari–e un’enorme affinità con il modo in cui raccontava i fatti: concentrandosi sul lato umano dei conflitti. È un onore poter raccontare la sua storia. Ho cercato di capire veramente chi fosse Marie e di trovare il modo di raccontarlo onestamente in questo film».
Rosamund Pike descrive la Colvin come «una donna veramente straordinaria ma con cui ci si riesce a immedesimare; una donna che è brillante, impavida, coraggiosa, ma che ha gli stessi difetti di chiunque altro». Come Heineman, anche lei non aveva voglia di creare un’agiografia, ma piuttosto di ritrarre una donna «che aveva un tale ardore nella ricerca delle storie che le faceva superare ogni trepidazione, ma che era anche ossessionata da ciò che aveva visto, perché la mente umana non è fatta per affrontare una ripetuta esposizione ai traumi».
Il film sarà in sala dal 22 novembre, distribuito da Notorius Pictures.

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