Antonio Albanese, Aude Legastelois e Alex Fondja

Antonio Albanese presenta “Contromano”: l’ironia come strumento d’integrazione

Il tema dei migranti è spesso al centro dell’attenzione per Antonio Albanese, tornato per la quarta volta dietro la macchina da presa. Dal 29 marzo esce Contromano, una storia d’integrazione vissuta sotto una chiave ironica. «Sono molto terrorizzato dal non vedere più l’ironia in questo Paese», sottolinea l’attore e regista lombardo. Il film racconta un viaggio assurdo all’insegna delle contraddizioni e le paure contemporanee, usando proprio la comicità e l’ironia per mettere a fuoco l’argomento più controverso di questo decennio: l’integrazione tra società, culture e popoli diversi.
Locandina del film "Contromano"Mario Cavallaro (Antonio Albanese) si sveglia tutte le mattine nello stesso modo, nella stessa casa, nello stesso quartiere, nella stessa città, Milano. Ha appena compiuto cinquant’anni. Mario ama l’ordine, la precisione, la puntualità, il rispetto, il decoro, la voce bassa, lo stare ognuno al proprio posto. La sua vita si divide tra il suo negozio di calze ereditato dal padre e un orto, unica passione conosciuta, messo in piedi sul terrazzo della sua abitazione. Ogni cambiamento gli fa paura, figuriamoci se il suo vecchio bar viene venduto ad un egiziano e se davanti alla sua bottega arriva Oba, baldo senegalese venditore di calzini. Quel che è troppo è troppo e per Mario la soluzione è semplice e folle allo stesso tempo: “rimettere le cose a posto”. Così decide di rapire Oba (Alex Fondja) per riportarlo semplicemente a casa sua, Milano-Senegal solo andata. In fondo, pensa, se tutti lo facessero il problema immigrazione sarebbe risolto, basta impostare il navigatore. Ma poi questo paradossale on the road si complicherà terribilmente. Anche perché Oba acconsentirà alla sua “deportazione” a patto che Mario riaccompagni a casa anche la sorella, Dalida (Aude Legastelois).
Sul fenomeno dell’immigrazione, al di là della comicità e delle situazioni paradossali descritte nella narrazione di questa storia, per Antonio Albanese «l’unica soluzione può essere quella di valorizzare il loro territorio creando un reddito, dandogli così la possibilità di coltivare le loro terre».
Il film dunque vuole essere «un viaggio e una sfida, un viaggio in Italia – continua il regista – ma anche un viaggio nei sentimenti di persone differenti che vedono giustamente la realtà da punti di osservazione opposti, una sfida perché usare la comicità per raccontare il nostro presente è forse il modo migliore per vederci chiaro senza retorica».
Albanese si è spinto a raccontare questa storia anche come reazione al modo di rapportarsi al tema dei migranti da parte di certi politici: «Pensieri che fanno inorridire, parole sulla razza che neanche un personaggio paradossale come il mio Cetto La Qualunque avrebbe mai immaginato. Noi abbiamo scelto di affrontare l’argomento da un punto di vista umano, senza sposare la tesi dell’accoglienza a tutti i costi ma neanche quella opposta del “tornate a casa vostra”, cercando di portare in scena per una volta anche un po’ di leggerezza insieme alla forza e alla dignità di tante persone che vivono in condizioni di disagio ma non vengono quasi mai raccontate nella loro interezza».
Prodotto da Domenico Procacci per Fandango, in collaborazione con Rai Cinema, Contromano sarà in sala in 300 copie con 01 Distribution.

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