Dall’1 febbraio è in sala The Post, ultima fatica del regista premio Oscar Steven Spielberg, un thriller politico in cui si alternano le tematiche della libertà di informazione con l’etica professionale. Entrando nello specifico, la sceneggiatura, scritta da Liz Hannah e Josh Singer, propone il seguente dilemma: quando si deve portare all’attenzione dell’opinione pubblica un grave pericolo nazionale, pur sapendo che la posta in gioco è molto alta?
Il cineasta statunitense affronta la questione attraverso una storia avvincente ed emozionante, realmente accaduta negli anni ’70, quando venne alla luce l’inchiesta top secret sui famigerati Pentagon Papers, quei documenti che rivelavano come il governo degli Stati Uniti d’America avesse mentito sulle reali motivazioni della sanguinosa guerra in Vietnam. Mentre quattro Presidenti di fila (da Truman a Eisenhower, fino a Kennedy e Johnson) avevano ingannato l’opinione pubblica sostenendo di voler raggiungere la pace, dietro le quinte i militari e la CIA incrementavano segretamente l’impegno dell’esercito nel conflitto in Vietnam.
Per la prima volta, Spielberg mette insieme due colossi della cinematografia mondiale, Meryl Streep e Tom Hanks, rispettivamente nei ruoli di Katharine Graham, la prima donna alla guida del The Washington Post in una società dove il potere è di norma maschile, e Ben Bradlee, il duro e testardo direttore del suo giornale.
Nonostante i due personaggi siano molto diversi, l’indagine che intraprendono e il loro coraggio provocheranno la prima grande scossa nella storia dell’informazione, con una fuga di notizie senza precedenti, svelando al mondo intero la massiccia copertura di segreti governativi riguardanti la Guerra in Vietnam, durata per decenni. Ha inizio così una lotta contro le istituzioni per garantire la libertà di informazione e di stampa.
Katharine e Ben metteranno a rischio la loro carriera e la loro stessa libertà nell’intento di portare pubblicamente alla luce ciò che quattro Presidenti hanno nascosto e insabbiato per anni.
Nel cast Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Bruce Greenwood, Tracy Letts, Bob Odenkirk, Sarah Paulson, Jesse Plemons, Matthew Rhys, Michael Stuhlbarg, Bradley Whitford e Zach Woods.
«Io credo che la libertà di stampa sia un diritto che consente ai giornalisti di essere i veri guardiani della democrazia», afferma Steven Spielberg durante la conferenza stampa a Milano. «Oggi ci troviamo ancora una volta ad osservare una minaccia reale per quel che riguarda la libertà di stampa e questo fa sì che ci sia una rilevanza assoluta con quei fatti del 1971».
Meryl Streep ricorda come anni fa, le redazioni dei giornali erano proprio come quelle rappresentate nel film: «tutti uomini, bianchi; non c’erano giornaliste donne. Le uniche donne che c’erano erano le segretarie. Questo atto di coraggio realizzato Katharine Graham, che praticamente sfida Nixon, le permette di ricavarsi un suo posto nella cultura, diventando così un’icona di questo secolo».
Se ancora oggi è difficile per le donne emergere in un mondo dominato dalla cultura maschile, Spielberg si augura che «il film sia anche fonte di ispirazione per molte donne che magari, proprio come Katharine Graham, trovino il coraggio di dire e fare come credono opportuno».
Per Tom Hanks, che è anche uno scrittore, esplorare la complessità del mondo di Bradlee è stata una sfida molto gratificante e si è impegnato a fondo in tutta una serie di ricerche. «Ci sono molte informazioni su Ben Bradlee, c’è la sua autobiografia», afferma Hanks. «Ci sono anche tantissime interviste, ma per me è stato più importante parlare con le persone che hanno lavorato con lui, compresa sua moglie, Sally Quinn, che mi ha raccontato chi era e perché lo amava. Ho trovato così tanto materiale su Ben che mi sono sentito frustrato dal fatto di non averlo potuto utilizzare tutto nel film».
The Post, uscito negli U.S.A., ha già incassato oltre 500 mila dollari nel primo weekend, ottenendo 6 candidature a Golden Globes. In Italia uscirà nelle sale con la 01 Distribution.
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