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Luigi Cozzi apre il 36° Fantafestival

Fantafestival

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La trentaseiesima edizione del Fantavestival si è aperta nel migliore dei modi, con il maestro del cinema Dario Argento che ha tagliato il nastro concedendosi alla folla entusiasta in attesa dell’anteprima mondiale del nuovo film “Blood on Méliés’ Moon”, del celebre cineasta Luigi Cozzi.
Conosciuto anche come Lewis Coates, regista nel 1978 del notorio film di fantascienza Starcrash (Incontri Ravvicinati Oltre la Terza Dimensione), che è considerato come il miglior clone del seminale Star Wars, girato interamente in Italia, e avente come protagonista l’affascinante Caroline Munro (nostalgicamente riproposta in una breve inquadratura nel film in oggetto) che a suo tempo, per via dei suoi succinti costumi di scena, fece innamorare migliaia di spettatori, e di cui da anni gli americani vorrebbero produrre un remake più in sintonia con i tempi moderni e i nuovi effetti speciali digitali sconosciuti all’epoca. Luigi Cozzi, come ben sanno gli addetti ai lavori, ha passato la sua vita allo studio del cinema fantastico, ed è autore di numerosi libri sull’argomento, oltre che entusiasta propagandista della materia; e questo suo ultimo film, destinato al circuito dei festival e agli appassionati e non certo ad un pubblico distratto e generalista che non ne comprenderebbe a pieno lo spirito e il significato, è il suo emozionante omaggio a tutto il genere, a partire dal primo che lo rese celebre, difatti, il cinema cominciò in Francia all’inizio del Novecento grazie ai fratelli Lumiere e all’isolato genio di Georges Méliès; ma mentre i primi furono i fondatori e alfieri del cinema realistico, che per decenni ha dominato i mercati internazionali, il secondo è considerato come il creatore del filone del film fantastico, che negli ultimi anni si è imposto, anche grazie alla nuova generazione di effetti speciali, nei cinema di tutto il mondo; rendendolo celebre con la mitica scena del razzo terrestre che va a conficcarsi in un occhio di una perplessa Luna dal volto umano: è questa, celeberrima, la scena archetipa attorno alla quale ruota l’ultima fatica di Cozzi. È lo stesso autore e regista ad interpretate il protagonista del film, come se stesso! dimostrando di possedere notevoli doti di comico, e una inaspettata vena autoironica, come quando sembra contento d’essere considerato l’Ed Wood italiano, magari in futuro protagonista di un altro film di Tim Burton. La sua presenza stralunata spiega la chiave dell’intero film che è più commedia che fantascienza, e che non aspira ad essere preso sul serio ma solo a divertire il suo pubblico d’appassionati, con effetti speciali volutamente primitivi ed ingenui, come avrebbero potuto essere realizzati decenni or sono. Difatti, Luigi Cozzi come se stesso e gestore di “Profondo Rosso”, dove molte scene del film si ambientano, si è divertito a circondarsi d’amici come il prolifico scrittore e sceneggiatore Antonio Tentori (“Dracula” di Dario Argento), destinato nel film ad una brutta fine, e al più celebre regista del fantastico Lamberto Bava, figlio del leggendario Mario. La trama – del tutto secondaria rispetto alle immagini, e che chiaramente non intende essere presa sul serio –  vede il Nostro ricevere uno strano libro francese, Universi Vagabondi, per lui del tutto incomprensibile, e un misterioso soprannaturale killer intento ad uccidere per impossessarsene. Imbattutosi in uno strano francese, il protagonista, sempre più perplesso e sbalordito, si renderà conto che tocca a lui chiudere un portale tra gli universi, da cui potrebbe scaturire una forza destinata a distruggere la Terra. Con l’aiuto del misterioso francese, che risulterà essere un uomo in vita da secoli e lo stesso autore, decenni prima, del misterioso libro, Cozzi riuscirà nella disperata impresa, non prima di avere vagato per il cosmo, solcato dalle più celebri astronavi dei grandi film di fantascienza, a bordo del missile spaziale visto nell’originale breve spezzone di Méliès. Alla fine il superkiller si redimerà grazie al suo eterno amore ritrovato, e Cozzi verrà a sapere che il suo misterioso alleato francese altri non è che il vero inventore del cinematografo, personaggio reale ma ora stranamente dimenticato, misteriosamente scomparso pochi anni prima dell’ “invenzione” dei fratelli Lumiere… Luigi Cozzi, intervenuto di persona alla presentazione, per questa sua fatica, evidentemente un atto d’amore nei confronti del cinema che predilige, è stato accolto con simpatia ed entusiasmo da un folto pubblico di appassionati, che ha seguito il film con piacere e divertimento, tributandogli alla fine il giusto e sincero applauso liberatorio.