Un orribile fenomeno venuto alla luce qualche anno fa, che ancora oggi prevale tra gli strati della criminalità organizzata. Il famigerato “racket dell’accattonaggio”, una piaga nera dell’umanità che mostra un decorso quasi cronico.
Le vittime sono costituite da uomini e donne dei paesi dell’Est, preferibilmente invalidi, costretti a elemosinare per le strade turistiche e dello shopping delle principali città italiane, schiavizzati e seviziati sotto il ricatto di crudeli e spietati aguzzini di nazionalità romena, per la maggioranza appartenenti alle comunità Rom. Non si tratta di fughe di notizie diffuse dai soliti esaltati razzisti (come penserebbe qualche ipocrita “perbenista” che, pur di salvaguardare fanaticamente le proprie “categorie protette”, finge di ignorare una realtà atroce e inumana), ma di situazioni documentate dalle forze dell’ordine attraverso intercettazioni, pedinamenti e riprese video. Tali indagini hanno appurato come dietro a ogni mendicante ci sia quasi sempre una supervisione di criminali, pronti a intervenire con violenze e sevizie di ogni tipo, ogniqualvolta lo sfruttato non applichi alla lettera le istruzioni o non porti a casa una somma di denaro minima richiesta.
Da questa forma di racket ovviamente esulano i clochard, che vivono giorno e notte per strada, o quei poveri non schiavizzati, che accettano volentieri, oltre al denaro, anche del cibo, comunemente rifiutato dai mendicanti sorvegliati dagli aguzzini. Per quanto riguarda i numerosi bambini, anch’essi sfruttati senza pietà dalle famiglie Rom per guadagnare a fine giornata, si tratta solo di una loro “tradizione culturale”, alquanto discutibile, basata sul business della pietà. La questione si aggrava ulteriormente quando alcuni innocenti bambini vengono rapiti, strappandoli da comuni famiglie medio-borghesi, e integrati in campi nomadi per poi avviarli, insieme agli altri, sulla via dell’accattonaggio organizzato.
Di recente, così come negli anni passati, sono state scoperte, soprattutto ai margini delle grandi città italiane, alcune baraccopoli in cui gli aguzzini tenevano in cattività la banda dei disperati mendicanti. Persone costrette a dormire su materassi fradici di urina e popolati da topi; quel minimo di riposo per poi essere svegliati dai guardiani Rom che passavano anch’essi la notte nella baraccopoli a sorvegliare gli “schiavi”. Per fortuna, grazie ad alcuni blitz delle forze dell’ordine, gran parte di questi aguzzini sono stati arrestati per delinquenza finalizzata alla tratta di esseri umani e alla riduzione in schiavitù. Ciò nonostante, ancor oggi, fenomeni disgustosi come questi persistono.
Sia i racconti di alcune vittime (la maggior parte preferisce non denunciare i capi), che le indagini condotte dalla Polizia e i Carabinieri, confermano le violenze e le crudeltà inaudite subite da questi elemosinanti forzati, i quali, a fine giornata, non percepiscono nemmeno un spicciolo del ricavato: devono accontentarsi di un tozzo di pane e delle patate lesse; a volte qualche ala di pollo bollita… In alternativa, nei casi in cui non raggiungono con l’elemosina un tetto stabilito dal padrone (a volte persino di 100 euro), vengono pestati a sangue, anche per aggravare le condizioni di disabilità e impietosire ancor di più i passanti, ignari di questo schifoso sfruttamento.
Secondo i dati emersi dalle indagini, il reclutamento di questi mendicanti avviene secondo una prassi tipica per gli animali. Solitamente vengono comperati per 20-50 euro da famiglie di disperati in Romania e trasportati in Italia a bordo di furgoni che sembrano carri bestiame. Gli invalidi hanno ovviamente la priorità: il “valore” del mendicante è tanto più alto quanto maggiore sia la disgrazia fisica.
Varie testimonianze addirittura renderebbero questo crimine ancora più raccapricciante se si considerano quei casi in cui ad alcune vittime verrebbe brutalmente amputato un arto e ricongiunto al contrario, facendole apparire ancora più penose ai futuri elemosinieri.
Tuttavia, la comune usanza è quella di adescare disabili e mutilati fisici con la scusa di portarli in Italia per una maggiore assistenza sanitaria o delle cure particolari. Segue invece la macabra sorpresa di essere condotti in squallide baraccopoli per poi essere sbattuti, durante il giorno, a chiedere elemosina nelle vie più turistiche e commerciali delle città, ai semafori o nei vagoni della metro, evidenziando accuratamente le menomazioni fisiche. Alcuni degli sfruttatori che controllavano a vista i loro “schiavi elemosinanti” sono stati identificati e prelevati nei rispettivi campi nomadi, dove tra l’altro sono state ritrovate decine di protesi, gambe e braccia, stampelle e sedie a rotelle sottratte con la forza ai disabili sbattuti in strada a mendicare.
Chi offre, anche se in buona fede, l’elemosina a queste persone doppiamente sfortunate, dovrebbe essere consapevole che finanzia un sistema criminale e non aiuta il singolo bisognoso. Si calcola che il giro d’affari legato a questo tipo di carità si aggira intorno ai 10 mila euro al giorno. Il tutto ovviamente va nelle mani dei capi: Rom arricchiti che vivono in dimore di lusso; mentre una piccola percentuale spetta ai guardiani-aguzzini, residenti nei comuni campi nomadi.
Alla luce di questa realtà, ne vale la pena donare una manciata di monetine che servono solo a lavarci la coscienza e ad arricchire i padroni del racket? Chi intende aiutare veramente i poveri potrebbe indicare loro strutture preposte, o condurli direttamente, dove potranno di sicuro trovare un pasto vero senza essere torturati da crudeli sfruttatori.