Immigrazione

Accoglienza immigrati: verità e luoghi comuni

L’intolleranza e la discriminazione razziale costituiscono sicuramente uno degli aspetti più insensati di qualsiasi civiltà moderna e industrializzata. Il problema principale sorge quando uno Stato, come quello italiano, non riesce a gestire in maniera proficua, sia per gli ospitanti che per gli ospitati, la questione dell’immigrazione e dell’integrazione. Qui entra in gioco non tanto la responsabilità sul destino dei profughi, quanto la rivalità tra le contrapposte fazioni politiche per poi sconfinare su speculazioni di natura economica.

Volendo approfondire un argomento così delicato si scoprono facilmente aspetti alquanto controversi, solitamente nascosti dietro un velo di retorica e demagogia spicciola, targata razzismo, xenofobia, ecc.
Tra i luoghi comuni più diffusi primeggia la considerazione riguardo ai lavoratori stranieri ritenuti indispensabili per coprire quegli incarichi che gli italiani non si abbasserebbero a svolgere. Molti in realtà sono convinti che in tempi di crisi come questi, dove ci si ritrova improvvisamente senza lavoro e senza casa, pur di non cadere nella “soluzione estrema” (purtroppo accade anche questo) sarebbero disposti anche a esercitare lavori umili, indipendentemente dal possesso o meno di una laurea. Se poi non è sempre così è per un’altro motivo: gli italiani non vogliono essere sfruttati lavorando con una paga da 3 euro l’ora, o simili. Condizione che invece gli immigrati, per cause di forza maggiore, accettano. Questo processo anomalo e vizioso dovrebbe quindi essere riveduto intervenendo sull’operato dei datori di lavoro. Esistono poi delle “opportunità” di lavoro che purtroppo gli immigrati accettano a tutti gli effetti con maggiore facilità. Un aumento dell’ondata di profughi in Italia, infatti, quasi sicuramente sarà utile a rimpiazzare alcune mansioni che purtroppo la cronaca nera ogni giorno ci conferma: prostitute, ladri, stupratori, mendicanti, bassa manovalanza per le mafie locali ed internazionali, scippatori, spacciatori di droga, manovalanza a basso costo ed in nero per i campi e l’edilizia. E poi badanti che troppo spesso cercano di farsi intestare case e beni dai nostri vecchietti. Sarebbe meglio che i giovani laureati e diplomati italiani continuassero ad andare all’estero per essere valorizzati? Cosa ci starebbero a fare qui? Forse in Italia non c’è bisogno di inventiva e talento, ma solo di modesti lavoratori rassegnati, solitamente monopolizzati dalla politica accentratrice, tipica del nostro bel Paese.
Molti comuni italiani inoltre, primo tra tutti Roma, stanno stanziando ingenti somme pubbliche per pianificare l’accoglienza immigrati del 2014. E una volta accolti cosa succederà?

Non dimentichiamoci anche delle spese oramai consuete, per sostenere i Rom residenti nei campi nomadi romani, molti dei quali con conti milionari in banca. Zingari che, per la maggioranza, non solo si sono arricchiti rubando nelle case e ai turisti, ma anche percependo sussidi dal Comune: acqua, luce, gas e alloggio nel campo nomadi gratuito. Troppo spesso il risultato di questa forma di sussidio non produce alcuna integrazione. L’unica cosa che ogni tanto i cittadini delle zone limitrofe ai campi nomadi possono notare sono i fumi tossici provocati dai fuochi e dalla lavorazione di alcuni materiali.

Una gestione proficua della questione immigrazione e integrazione dovrebbe essere basata su investimenti meno dispersivi e più risolutivi. In definitiva, di fronte a molti italiani disperati e vicini al suicidio, lo Stato, non sapendo come reperire fondi, continua a tassare le aziende, costringendole a chiudere o a trasferirsi all’estero. Come mai per favorire e finanziare l’intero processo di immigrazione e integrazione i soldi si trovano sempre?